La responsabilità della società biancazzurra sulla presunta combine di Piacenza-Pescara del 9 aprile 2010 sono oggettive, e non dirette, ovvero il club sarebbe responsabile di non aver vigilato sulla condotta del proprio tesserato Gianluca Nicco, in forza al Delfino fino a gennaio e ora al Frosinone. Se per il calciatore l’accusa è quella più grave, tentativo di illecito e omessa denuncia, il club risponderebbe solo della tanto discussa responsabilità oggettiva.
Cosa rischia il Pescara. Nel maxideferimento che il procuratore federale Stefano Palazzi ha inoltrato ieri a 22 società e 61 tesserati, l’ex centrocampista biancazzurro viene accusato di” avere posto in essere, prima della gara, atti diretti ad alterare lo svolgimento ed il risultato di Piacenza-Pescara”, anche in concorso con l’ex difensore biancorosso Carlo Gervasoni e con altri soggetti non tesserati e altri allo stato non identificati, “prendendo contatti diretti e incontrandosi di persona al fine di porre in essere atti finalizzati allo scopo sopra indicato”. Il Pescara, per non aver vigilato sugli incontri e sulle telefonate di Nicco, rischia, per responsabilità oggettiva, a seconda della gravità del fatto, le penalità regolate dai commi dell’articolo 18 del Codice di giustizia sportiva: g) penalizzazione di uno o più punti in classifica; la penalizzazione sul punteggio, che si appalesi inefficace nella stagione sportiva in corso, può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente; h) retrocessione all’ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria; in base al principio della afflittività della sanzione, la retrocessione all’ultimo posto comporta sempre il passaggio alla categoria inferiore; i) esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore; l) non assegnazione o revoca dell’assegnazione del titolo di campione d’Italia o di vincente del campionato, del girone di competenza o di competizione ufficiale; m) non ammissione o esclusione dalla partecipazione a determinate manifestazioni.
Su Nicco solo illazioni. Ma l’avvocato Flavia Tortorella, legale del Pescara, predica tranquillità: “Vista la gravità del fatto, che non c’è, si può pensare a due punti, massimo tre, tuttavia mi sento di escludere questa possibilità perché non ci sono elementi oggettivi per incastrare il giocatore”. La sua tranquillità è quella della Società e del presidente Daniele Sebastiani: “Fa bene la società ad essere serena”, commenta l’avvocato, “non c’è riscontro oggettivo con le illazioni fatte da Carlo Gervasoni, la norma sul tentativo di combine richiede ci siano in concreto atti diretti ad alterare la partita oggetto di imputazione, in questo caso mancano assolutamente perché non c’è nessun tipo di riscontro oggettivo ad un eventuale utilizzo da parte di Gianluca Nicco e dei compagni di squadra per alterare la prestazione sportiva, addirittura Nicco non partecipa neppure al match incriminato”. La prima mossa difensiva che adotterà il club biancazzurro sembra, appunto, quella di dimostrare quanto aleatorie possano essere le accuse mosse dal procuratore della Federcalcio basandosi solo sugli interrogatori di Gervasoni; l’avvocato del Pescara, poi, puntualizza sul calciatore del Piacenza: “L’ impianto accusatorio è fondato solo su dichiarazioni di Gervasoni: dice di aver contattato Nicco il quale gli avrebbe successivamente escluso la possibilità di fare una combine perché non sarebbe riuscito a convincere i compagni di squadra. Di tutto ciò non c’è nulla tranne la dichiarazione di Gervasoni, chiaramente la Procura gli crede perché è la punta di diamante del teorema del calcioscommesse per cui ritenere Gervasoni non credibile anche in un singolo episodio vorrebbe dire togliere credibilità per tutto l’impianto accusatorio”.
Gli interrogatori a Nicco e Gervasoni. Come si legge nei verbali (CLICCA E SCARICA), la Procura ricostruisce così le mosse di Gervasoni per organizzare la combine sulla partita incriminata: “Per manipolare la partita si era attivato contattando Nicco Gianluca del Pescara, per vedere se c’era la possibilità di combinare una vittoria del Piacenza. Lo stesso Nicco con un sms gli aveva fatto sapere che non era riuscito a convincere i suoi compagni di squadra a lasciare la vittoria al Piacenza”; in effetti, poi, la partita fu vinta 2-0 dal Pescara, Nicco non giocò, ma Gervasoni si fece espellere in maniera piuttosto plateale, giudicando però che la sua espulsione un fatto estemporaneo”.
“Ma dov’è questo fantomatico sms inviato da Nicco a Gervasoni?”, chiede l’avvocato Tortorella, “non c’è nessuna traccia negli atti in mano alla Procura”. L’accusa tira in ballo anche l’incontro tra i due giocatori, compagni di squadra a Mantova in stagioni precedenti; il 28 marzo scorso Nicco testimoniò così: “Qualche giorno prima della gara, mi sembra il martedì, fui io che contattai Gervasoni chiedendogli, non so se telefonicamente o con sms, se, a fine partita, mi avesse potuto dare un passaggio per tornare a casa; mi rispose affermativamente: nella giornata di giovedì o venerdì mi chiese , sempre tramite sms, ove ci trovassimo in ritiro perché voleva venirmi a trovare; gli mandai il nome dell’albergo, anche perché non trovai nulla di anomalo nella sua richiesta, anzi mi avrebbe fatto piacere ricevere una sua visita. Venne in albergo il venerdì sera precedente la gara verso le 18:00-18:30; mi sembra di ricordare che mi disse ‘ma domani ci fate vincere?’, ma con tono scherzoso e, conoscendolo, non lo presi certamente sul serio. Risposi in modo scherzoso anch’io, avendolo preso come uno scherzo è evidente che non mi sia attivato in alcun modo, né ho parlato della vicenda con alcun compagno, come riferisce invece Gervasoni e pertanto non so spiegare le sue parole”. Le ipotesi successive, basate sul rifiuto di Nicco e sul ripiego della combine sul risultato avverso al Piacenza, vengono alimentate dal portiere piacentino Mario Cassano, che alla Procura ha dichiarato il 12 Marzo: “Ricordo che nello spogliatoio giravano strane voci, due settimane dopo Atalanta-Piacenza, sul conto di Gervasoni per l’andamento negativo dei risultati della squadra. Aleggiava nell’aria il sospetto che qualcuno dei giocatori si vendesse le partite. Ed a tal proposito si mormorava che Gervasoni si fosse fatto espellere nella gara Piacenza-Pescara per facilitare il risultato concordato”.
Secondo il legale biancazzurro, oltre che nell’irrintracciabile sms, manca il fatidico riscontro oggettivo anche in tutto il resto: “Non solo non c’è riscontro del momento in cui Gervasoni dovrebbe chiedere Nicco di far vincere il Piacenza, ma Gervasoni si fa espellere e non credo che questo sia il tentativo per far vincere la propria squadra. La Procura poi tralascia l’elemento centrale sulla conoscenza tra i due, ex compagni di squadra, e Nicco chiede a Gervasoni dopo la partita un passaggio in macchina per andare a casa ad Alessandria, e qui ci sono testimoni e il riscontro oggettivo che spiega il motivo del contatto tra i calciatori. L’sms in cui Nicco segnala l’impossibilità della combine, invece, non c’è”.
Gervasoni attendibile, Nicco no. Per la Procura, Gervasoni è attendibile “sia in ragione dell’ampia collaborazione offerta nell’ambito del procedimento, sia per l’assenza di qualsiasi movente calunnioso nei confronti di un atleta con il quale egli aveva un rapporto del tutto amichevole (come confermato dallo stesso Nicco), ma anche per il fatto di autoaccusarsi di un ulteriore episodio che – senza la sua collaborazione – difficilmente avrebbe trovato riscontro”. Per il comportamento dell’ex biancazzurro, invece, “non è credibile che un calciatore professionista possa attribuire carattere scherzoso ad una proposta formulata all’esito di un incontro richiesto da Gervasoni che, nell’occasione, si era recato appositamente presso il ritiro della squadra avversaria proprio il giorno prima della gara, benché i due avessero già concordato di vedersi dopo la stessa. Inoltre, “il calciatore del Pescara non ha potuto negare quanto oggetto di accertamenti incontestabili (scambio di sms e telefonate con l’ex compagno di squadra del Mantova), né si è sentito di smentire completamente quanto riferito da Gervasoni in relazione alla proposta di combine”.
“La Procura ha fatto il suo gioco” adesso a noi tocca corazzarci e andare a combattere come gladiatori”, ribatte l’avvocato Tortorella, “perché è giusto così, non c’è veramente nulla nei confronti di Nicco, però la Procura davanti alle dichiarazioni dell’unico pentito del calcio scommesse non poteva minarne l’attendibilità e quindi ha dovuto seguirlo anche in un episodio che non integra gli estremi dell’illecito”.
I tempi del giudizio. Ma quanto durerà questa battaglia? La Federcalcio promette di giungere entro fine mese alla sentenza, celerità conosciuta e confermata dalla difesa, ma ci sarebbe sempre la possibilità di ricorrere al Tribunale del Coni, al quale il Pescara giura di ricorrere se venisse confermata l’accusa a Nicco e di conseguenza al club; c’è da chiarire, perciò, quando potrebbero essere comminate eventuali penalizzazioni, e con i play off alle porte le carte si mischierebbero non poco in chiave classifica: “Il passato ci dice che arrivati ai play off le sanzioni dovrebbero essere scorrevoli per la stagione successiva”, spiega l’avvocato, “mi sento escludere che si possa avanzare una penalità in questo momento storico dove se la giustizia federale interna ha una celerità propria, sicuramente il giudizio arbitrale davanti al Coni, essendo un giudizio si celere ma molto più completo, non si potrà celebrare in un mese o due”.
I tifosi possono dunque stare tranquilli? Mentre si dibatterà in tribunale, il Pescara di Zeman farà in tempo a completare la corsa verso la promozione o potrebbe vedersi infrangere un sogno rincorso una stagione intera? “La tranquillità con la giustizia sportiva è un concetto molto relativo”, risponde Flavia Tortorella, “confido molto nel Coni, nella giustizia extrafederale, la giustizia federale ci ha fatto vedere spesso un’afflittività troppo pesante nei confronti dei tesserati”. Ma ribadisce la fermezza battagliera, ponendo i propri interrogativi alla Procura nei primi accenni dell’arringa: “La Procura federale dovrebbe attenersi al principio per cui il pubblico ministero deve andare alla ricerca delle prove anche a favore dell’incolpato: se Gianluca Nicco, come ritiene la Procura federale, si è attivato con i propri compagni, come mai i compagni non sono stati ascoltati?”
CLICCA E SCARICA I VERBALI DELLA PROCURA E LE TESTIMONIANZE DI NICCO E GERVASONI
Daniele Galli