Campli. Tra acquisti e conferme, sta prendo forma il Campli della prossima stagione.
La seconda consecutiva in serie B.
Sulla panchina farnese resterà Piero Millina, al lavoro in queste settimane di concerto con la dirigenza per dare un’impronta nuova al progetto.
Piero, altri due anni alla guida del Campli, avresti mai pensato di rimanere così a lungo sulla panchina farnese?
Quando fai il mio lavoro, in un periodo come quello che ormai da troppo tempo stiamo vivendo come movimento in generale, non pensi più probabilmente ad un discorso di lavoro in prospettiva e quindi tendi a guardare l’oggi per l’oggi e al resto penseremo poi…è chiaro però che se fai questa domanda ad un allenatore cresciuto in un’altra stagione, come nel mio caso, la speranza e l’idea di poter programmare un percorso comune insieme ad una società rimane sempre presente e tangibile. Quindi, tornando alla domanda, risponderei che non ci ho mai pensato ma che sono stato ben lieto di accettare l’invito a rimanere per più anni a Campli dove ho trovato l’ambiente adatto alle mie esigenze professionali e umane.
Dopo quello che hai definito “il campionato più bello, impegnativo e assurdo della mia carriera”, cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
Dalla prossima stagione mi aspetto come sempre un grande impegno da parte di tutti i giocatori che saranno chiamati a vestire la nostra maglia, un grande impegno da parte di tutto lo staff per raggiungere l’obbiettivo massimo che la squadra potrà esprimere, un grande impegno dei dirigenti nell’opera di miglioramento di cui abbisogna il nostro gruppo ed infine un grande impegno da parte dei nostri tifosi nel sostenerci per tutta la durata della stagione in modo da gratificare quelli che continuano a portare avanti un progetto di vertice per Campli.
La Società in un recente comunicato ha ufficializzato lo staff tecnico che ti affiancherà nella prossima stagione, tra conferme e nuovi innesti si nota un notevole potenziamento del gruppo sia per qualità che per quantità…pensi sia la strada giusta da seguire?
Assolutamente sì, se vogliamo crescere creando allo stesso tempo un futuro importante per la nostra Società, non possiamo prescindere da un miglioramento costante della struttura tecnica ed organizzativa che deve riguardare in primis il settore giovanile, poi la struttura societaria inteso come modo di lavorare e poi, ma solo poi, la prima squadra nella sua complessità.
Senza fare nomi, che saranno ufficializzati a breve, quale sarà il progetto tecnico per la prossima stagione? Che tipo di squadra vedranno i tifosi biancorossi?
Parlare di un progetto tecnico al giorno d’oggi è un po’ utopia, se poi disponi di un budget limitato come il nostro di quest’anno, credo sia impossibile fare un discorso tecnico, puoi invece fare un discorso centrato sulla serietà, l’umiltà, la voglia di riscatto o di affermazione del singolo, ma soprattutto sull’orgoglio di appartenere ad un gruppo vincente; e quando dico vincente intendo un gruppo che non vince il campionato, ma un gruppo che dà sempre il 100% di quello che ha nel rispetto degli impegni assunti al momento della firma del contratto. In un concetto ed in una parola, i nostri tifosi vedranno ancora una squadra magari non bellissima ma che farà del rispetto del proprio sudore il proprio credo domenicale e settimanale.
Visti i primi movimenti di mercato ed in attesa dell’ufficializzazione dei gironi, che idea ti sei fatto sul campionato che ci attende?
Onestamente non so nulla di nulla sui movimenti di mercato dei nostri avversari e, in tutta onestà, poco mi interessa perciò rispondo al buio; ci saranno come sempre le due o tre squadre che partono coi favori del pronostico che potrebbero essere San Severo, Montegranaro, Pescara o forse Matera se avranno voglia di tornare in serie A, poi una seconda fascia composta al momento da tutte le rimanenti in quanto non si conoscono ancora i roster…comunque credo che anche il prossimo campionato sarà un torneo particolarmente impegnativo dove tutti possono battere tutti o perdere con tutti in un equilibrio che renderà interessante ogni partita.
Il ritorno in prima persona dell’Avvocato Lucio Del Paggio, una Società che si sta ristrutturando, un ritrovato interesse dei camplesi…pensi si sia finalmente imboccata la strada giusta?
Credo di poter rispondere senza problemi che la strada è assolutamente quella giusta e che proprio la figura carismatica e coinvolgente di Lucio Del Paggio siano la garanzia più totale della bontà delle scelte che si stanno facendo; il fatto stesso che, e lo dico contro i miei interessi di allenatore, sia stato messo al primo posto dell’attività societaria la messa in sicurezza della stessa per gli anni a venire con un occhio di riguardo al minibasket e al settore giovanile piuttosto che investire su di un giocatore in più, evince che lo sguardo è rivolto al futuro e non all’immediato. Anche la continuità tecnica che la Società ha voluto sposare, a prescindere dal mio nome, ma nel concetto di avere un allenatore per un periodo importante di tempo, è sinonimo di programmazione e oggi come oggi, una Società che ha l’intelligenza e la forza di programmare, ha già vinto un campionato, non a caso spesso proponiamo ai giovani atleti, che andiamo ad ingaggiare, contratti per più anni.
L’unico neo, forse, al momento, è il mancato accordo fra le due Società camplesi per garantire maggiore unità e sforzi comuni. Vista l’esperienza da te vissuta in prima persona pensi si riuscirà mai a trovare un punto d’incontro o forse, alla fine, è stato meglio così?
Ritengo, dopo averci messo la faccia e sprecato parecchio tempo, che con certi personaggi non si possa trovare nessuna forma d’accordo per il semplice fatto che un accordo non interessa, in più è chiaro che se da una parte c’è interesse, è un interesse societario nell’ottimizzare le spese e le risorse, dall’altro esiste solo un interesse privato che nulla ha a che fare con il tanto millantato concetto di “sociale”. Quando ho provato ad elaborare il progetto tanti camplesi mi hanno messo in guardia, dicendomi che non conoscevo i miei interlocutori e che stavo di conseguenza perdendo solo tempo, che tanto non avrebbero mai accettato nessun tipo di proposta…così è stato e oggi posso dire che è stato meglio così anche se la situazione rimane comica e irreale. Per chiudere l’argomento voglio dire ai camplesi che se un giorno vorranno organizzare un incontro fra me ed i Dirigenti Nova per avere chiarimenti sulla realtà dei fatti e sul loro svolgimento, sono a loro completa disposizione, anche se penso che difficilmente la controparte accetterà!
Minibasket e Settore Giovanile, la Val Vibrata, il Campli Basket riparte anche da qui?
Assolutamente sì, il Campli Basket deve ripartire obbligatoriamente dalla totalità del suo territorio assumendosi l’onore e l’onere di essere la società trainante per tutto il movimento e per tutti i bambini che vorranno giocare con un pallone e un canestro, cercando sinergie e collaborazioni con tutte le società già esistenti ed aprendo nuove strutture dove non ve ne fossero. Ripeto il termine “collaborare”, non strozzare ma anzi dare una mano fattiva e costante a tutte quelle piccole società che ne dovessero avere bisogno; in pratica continueremo a proporre e a portare avanti il progetto di sviluppo del territorio che abbiamo studiato in questi mesi.
Fin dal primo momento in cui sei arrivato a Campli non ti sei limitato a svolgere solo il ruolo di allenatore, ma hai consigliato, guidato, cercato il confronto; molti si chiedono il perché, fa parte di te o vedi potenzialità inespresse che vanno incentivate?
Diciamo che sicuramente alla mia giovanissima età ti viene abbastanza spontaneo, se vedi delle cose migliorabili, farlo presente a chi di dovere; se poi come nel caso di Campli hai una Dirigenza che ti sollecita a dare una mano anche da quel punto di vista, in forma costante, è chiaro che metti la tua esperienza al servizio di chi magari ha intrapreso la carriera dirigenziale da pochi anni. Inoltre, se proprio vogliamo un attimo approfondire il mio modo di lavorare, ti dico che io ho sempre e solo lavorato per le mie Società, cercando di dare sempre un contributo non solo tecnico. Pensa che a San Severo, città e tifoseria che notoriamente non mi amano, pur di dare una possibilità di salvezza alla Società ci ho rimesso nove mensilità su dieci ed anche in quel caso ho passato tantissime ore a formulare progetti, rimasti poi miseramente sulla carta, su minibasket e attività giovanile che avrebbero dato futuro a chi mi avrebbe dovuto pagare.
Per una stagione che inizia ce n’è una che finisce, vuoi spendere due parole sui ragazzi che non saranno più con te nella prossima stagione?
Partiamo da Montuori, che non sarà più in campo ma che troverò in panchina insieme a Luca D’Angelo. Sicuramente la perdita tecnica, di leadership e di carica vincente sarà difficile da ammortizzare, anche e soprattutto se il secondo play sarà un under che comunque verrà preso immediatamente in gestione da Montuori stesso; Mirone, il King, è ai box dopo l’operazione all’anca e lo aspettiamo per la ripresa dell’attività anche se non farà parte della squadra in quanto l’incertezza nei tempi di recupero post intervento non ci hanno permesso di continuare, almeno per quest’anno, il rapporto con Gabriele; Tomasello, la grande sorpresa della scorsa stagione, per una serie di eventi più vicini alla comica che non alla realtà, purtroppo non sarà con noi e di questo sono dispiaciuto perché Daniele oltre ad essere un buon giocatore è un ragazzo eccezionale a cui auguro le migliori fortune perché se le merita; per ultimo ho tenuto Duranti, il Nero, il nostro Uomo Volante, il mio più grosso fallimento come allenatore, poiché non sono riuscito ad entrargli in testa come avrei dovuto e voluto e allora credo che sia meglio per tutti, ed in particolare per lui, andare a volare in altri cieli, con altri compagni di viaggio certamente più bravi di me a fargli esprimere quel potenziale immenso che Dio gli ha dato e di cui lui non è convinto. Questi uomini, come già in passato altri giocatori, non giocheranno per me nell’immediato ma saranno sempre nel mio cuore perché con loro ho vissuto una stagione irripetibile.
Per concludere, bolognese nato nella Bolognina, ma diventato in un solo anno e mezzo più camplese dei camplesi di due parole in libertà ai tuoi concittadini farnesi.
Ai farnesi, che ringrazierò sempre per come mi hanno accolto e per come mi fanno vivere, chiedo solo di essere più presenti e partecipativi ogni volta che possono perché mi dispiacerebbe se, proprio oggi che l’antica tradizione sportiva sta rinascendo nelle strutture e nelle intenzioni, tutto questo andasse disperso per un inspiegabile disinteresse o per storie e storiacce private e personali…un abbraccio a tutti!