Chieti. Pino Di Paolo, Giacomo Piersante e Stefano Tatasciore, qualche anno fa erano tre ragazzi teatini con una passione condivisa, la pallacanestro, tutti e tre cresciuti a “pane e parquet” nel vivaio eccellente di Cesidio Di Masso. Oggi sono tre uomini fatti ma la “passionaccia” per il basket non è passata, anzi, si è fatta tanto urgente da diventare una professione.
Oggi, infatti, dopo aver percorso strade autonome che li hanno portati lontano da casa, la scena è tornata ad essere quella di Chieti e li vede ancora accomunati nella medesima esperienza di vita, quella vissuta all’interno dello staff tecnico della Proger.
Strano davvero il vostro percorso di andata e ritorno, solitamente una volta partiti da Chieti ben difficilmente ci si fa ritorno, scegliendo magari occasioni di maggior lustro professionale e di più alto guadagno.
Stefano: “Dopo essermi laureato in Scienze Motorie sono partito per la Spagna dove sono rimasto cinque anni e dove ho proseguito i miei studi laureandomi in Fisioterapia. Inizialmente il progetto era quello di rimanere in Spagna ma poi ho progressivamente maturato l’idea di tornare a Chieti. La nostalgia era tanta e oggi sono del parere che si può far crescere questa città solo se i giovani saranno capaci di proporre idee nuove. Non ha senso criticare la nostra città per poi abbandonarla. Mettiamola così, quello che ho appreso a Madrid rappresenta un mio piccolo contributo offerto alla causa del rinnovamento di Chieti”.
Pino: “Penso che la passione per pallacanestro unita ad un progetto di rilancio del basket a Chieti abbia inciso tanto sulla volontà comune di tornare a Chieti. Tutti e tre abbiamo questa maglia cucita sulla pelle, appena ci è stata proposta l’idea di essere protagonisti con questi colori non abbiamo esitato un attimo. Essere teatini e lavorare per un progetto di rilancio e valorizzazione del basket a Chieti credo che sia il massimo delle nostre aspirazioni. Siamo cresciuti sentendo i nostri padri esaltare le gesta di una squadra entrata nella leggenda e oggi vogliamo essere noi i protagonisti di un’altra bella pagina di storia della pallacanestro teatina.”.
Giacomo : “Tutto vero, aggiungo solo che l’aspirazione è quella tornare al più presto a sfornare talenti, che possano rinverdire la tradizione di una scuola cestistica che ha prodotto anche in tempi molto vicini campioni e giocatori importanti. Lavoriamo per creare giocatori teatini che non si limitino a sedere in panchina ma che possano anche dare minuti e punti alla squadra. Se riuscissimo in questo credo che non potremmo ricevere gratificazione più grande al nostro impegno”.
Andiamo con ordine, mi sembra che questa sia per voi un’estate prodiga di soddisfazioni.
Pino : “L’esperienza fatta ai Mondiali Under 19, svoltisi a Creta, in qualità di assistente di coach Capobianco è stata per me una parentesi di grande spessore sia tecnico che umano. Fare parte della Nazionale Azzurra, vivere a contatto con i migliori prospetti italiani e giocare contro almeno una dozzina di futuri campioni che andranno nei prossimi anni ad ingrossare le fila dei roster NBA, è il massimo per chi ama la pallacanestro come me. Il risultato conseguito, poi, è stato davvero gratificante, perché nonostante il gap fisico siamo riusciti con un’identità di gioco importante a conseguire un onorevolissimo sesto posto”.
Giacomo : “Io invece ho conseguito a Bormio la tanto agognata tessera di Allenatore Nazionale e mi sento come uno studente che abbia appena finito la scuola. La differenza sta però tutta nel fatto che al di là della tessera quello dell’allenatore è un mestiere che ti impegna in uno studio è in un aggiornamento continuo. Teoria e pratica, per tutta la vita e non saprei dire quale delle due sia più importante”.
Stefano : “Da un mese circa ho aperto finalmente un mio studio di fisioterapia a Chieti e ho iniziato un percorso di lavoro autonomo che mi impegna moltissimo ma il lavoro con la prima squadra e all’interno del settore sanitario non lo metterò di sicuro in secondo piano. Il basket resta e resterà sempre per me una passione irrinunciabile”.
Di sicuro avrete seguito il mercato della Proger, avete una conoscenza precisa dei giocatori che arriveranno a rinforzare il roster di coach Galli ?
Pino: “In qualità di Vice allenatore ho l’obbligo professionale di conoscerli tutti. Di alcuni avevo già una conoscenza precisa mentre di altri mi sono documentato o come nel caso di Vedovato ho invece avutomodo di scoprire dal vivo le sue caratteristiche prevalenti. L’idea generale è di un rafforzamento del roster, rispetto alla passata stagione, anche se non so quantificare in termini di classifica dove potremo arrivare, in quanto la A2 unica e in particolare il nostro girone est è di un livello ben più alto se confrontatocon l’A2 Silver dello scorso anno. Scommetto su Abbott come giocatore cardine della squadra. Ty è un atleta che coniuga carisma, ottima fisicità ed un grande senso del gioco. Dovrà ambientarsi ma se ingrana tutti gli altri ne avranno giovamento.. Armwood è invece un giocatore di alto potenziale, dotato di un atletismo prorompente ma che deve trovare, giocando, innanzitutto la giusta fiducia nei suoi mezzi. Ha grandissimi margini e sarà di sicuro molto bello aiutarlo a crescere affinché esprima tutto il suo talento. Per Allegretti c’è poco da aggiungere, parla il suo palmares. Dal punto di vista tecnico è un califfo e credo che sarà un esempio per i tanti giovani che compongono il nuovo roster.A Roseto, inoltre, ho avuto modo di vedere in azione, negli allenamenti della Under 20, Vedovato e ti dico che non vedo l’ora di poterci lavorare perché ritengo che in questa stagione possa definitivamente affermare le sue doti fisiche e tecniche”.
Giacomo: “Personalmente conosco molto bene Piazza sin dai tempi in cui stavo a Udine. È un play puro che somiglia molto, nel modo di interpretare il ruolo, a Palermo. Non posso che parlarne bene, perché lo conosco come un ragazzo serissimo è molto applicato nel lavoro. Farà bene, come anche i giovanissimi Piccoli e Vedovato, ragazzi con ottime referenze, che vogliono crescere e che ce la metteranno tutta per aumentare il loro minutaggio di gioco. Chieti è la piazza ideale per dimostrare quello che si vale realmente. Monaldi e Palermo insegnano che con la giusta applicazione e con una forte determinazione Chieti può rappresentare un trampolino di lancio importante. Non a caso abbiamo avuto la fiducia di club importanti, come ad esempio Treviso. che ci hanno affidato talenti importanti per farli crescere ed affermare”.
Stefano : “Non mi permetto di dare giudizi tecnici e mi limito ad esternare solo l’ottima impressione avuta da Allegretti, con il quale ho potuto intrattenermi per qualche minuto al momento della sua presentazione. Mi è sembrato in condizioni fisiche ottimali e ho avuto modo di capire di essere di fronte ad un atleta colto consapevole e molto attento alla forma fisica. Davvero un gran professionista”.
A proposito Stefano, il tuo è un ruolo che viene spesso sottovalutato e invece credo che sia di importanza cruciale.
Stefano: “Proprio così! La mia è una zona di confine tra l’area tecnica e quella sanitaria ed è anche un’area che spesso tenta di mediare interessi divergenti. Gli allenatori vorrebbero sempre recuperare il più velocemente possibile i giocatori mentre i medici sono quasi sempre prudentissimi nel diagnosticare la piena guarigione degli atleti infortunati. Noi fisioterapisti siamo in mezzo e dobbiamo spesso fare anche un lavoro di public relation non facilissimo. A questo si aggiunga che lavoriamo non solo nel recupero ma anche nella prevenzione degli infortuni in una relazione strettissima con il preparatore atletico. Sono fortunato perché lavoro con Il Prof. Dante Falasca ,con il quale riesco a coordinarmi ottimamente nell’ambito del lavoro antinfortunistico. Per ultimo permettimi di dire che, passando molto tempo in sala massaggi con i giocatori,noi fisioterapisti diventiamo anche un po’ i confessori privilegiati con i quali possono aprirsi e sfogarsi nei momenti più critici. Mi sembra che tutto questo basti a frantumare lo stereotipo del semplice massaggiatore”.
L’ultima domanda è rivolta a Pino e Giacomo. Avete già programmato la stagione del settore giovanile?
Giacomo : “Mi occuperò come nella passata stagione degli Under 20, che ho guidato fino alla sfortunata finale regionale. È il serbatoio primario per la prima squadra e mi auguro che quest’anno l’esito finale sia diverso. Vogliamo laurearci campioni regionali e poi confrontarci a livello nazionale. Credo che la squadra sia matura per questo salto di qualità”
Pino: “Dobbiamo ancora programmare la stagione con Francesco Dragonetto, che è il nuovo responsabile tecnico del settore giovanile. Non so ancora quale squadra guiderò ma una cosa è certa, abbiamo tutti lo spirito giusto, la volontà e la professionalità per fare bene. Se avremo dalla nostra anche un po’ di fortuna i risultati arriveranno di sicuro”.
Non resta quindi che augurarvi buona fortuna e … buon lavoro!