Pescara.“E’ un po’ di tempo che va avanti questa storia purtroppo nel calcio quando i risultati non arrivano le colpe sono sempre di chi gestisce, di chi porta la macchina, da un certo punto di vista giustamente le prendiamo noi, ma la critica è una cosa arrivare a certi gesti è un’altra”.
Lo sfogo di Daniele Sebastiani, presidente della Pescara Calcio, per il grave gesto subito nella notte, con la sua auto e quella della figlia date alle fiamme nel cortile di casa, passa dai microfoni di Radio 24. La polizia indaga, attualmente, su ignoti, ma l’intera città ha già condannato la tifoseria, dopo le pesanti contestazioni subite per il 6-2 patito contro la lazio domenica scorsa.
Storie tesissime tra la curva nord e Sebastiani, che ha spiegato: “Io penso che il presidente non debba dare la mano a nessuno, debba collaborare come è giusto che sia per la convivenza e la collaborazione. In tanti anni a Pescara penso che sia stato fatto un ottimo lavoro anche da parte della società, delle forze dell’ordine e della tifoseria che è sempre stata corretta, è evidente che quando i risultati non arrivano ci sia l’amarezza dei tifosi. Però tutto deve sempre rimanere circoscritto lì.”
Sui social, oltre che dalle istituzioni, è arrivata grande solidarietà al numero uno del Delfino, non da tutti però e alla domanda se abbia ricevuto telefonate da qualche capo ultras, Sebastiani risponde: “Io non ho ricevuto telefonate da parte di nessuno se non da parte di tutto il mondo del calcio e da tutta Pescara per dimostrare vicinanza e solidarietà.
Si avanza, dunque, anche il dubbio sulla cessione della società, dopo che il presidente ha apertamente annunciato di essere pronto a cedere il club. Ufficialmente, Sebastiani ha detto di non aver avuto alcuna offerta ma, con l’episodio di questa notte, “quando succedono queste cose c’è sempre qualcuno che trama sotto, perché se poi io apro il giornale dove vedo scritto che Sebastiani lascia e un altro subentra, però subentra senza parlare con me, evidentemente è qualche cosa di strano..”, ha confessato a Radio 24.
Incalzato dal conduttore Simone Petia, Sebastiano ha aggiunto: “Se io voglio comprare una cosa, vado a comprare in un negozio e compro un abito, chiedo quant’è, pago e me ne vado. Se poi per comperare l’abito metto fuoco al negozio questa è un estorsione non un acquisto, poi però per queste cose poi ci sono le forze dell’ordine e la magistratura”. Il manager biancazzurro ha comunque precisato che, secondo lui, non ci sarebbe dietro estorsione o un tentativo di acquistare la società a pochi soldi: “No. Secondo me, qualcuno, che probabilmente ha qualche interesse, deve venire da me, non deve andare sicuramente dai tifosi, né può fare in maniera tale che il sottoscritto magari per paura lasci strada libera a chi arriva. E’ un cosa che proprio non rientra nel mio dna.”
E sull’ipotesi che tifosi vicini ad ambienti delinquenziali siano stati sobillati da chi vuole prendersi il Pescara per due lire, il presidente del Pescara controbatte: “Ma io sto cercando di dire che se uno vuole fare un offerta deve venire da me, non deve andare da altre parti. Siccome ho sempre dato disponibilità e apertura ad eventuali possibili vendite, se poi alle vendite si deve arrivare perché io devo scappare dalla mia città non l’accetto.”
“Io posso lasciare”, ha aggiunto ancora, “ma siccome sono legato a Pescara, io lascio a chi è meglio di me, perché se devo lasciare in mano a dei delinquenti ci metto un minuto. Lo sapete bene cosa succede nel calcio, soprattutto su piazze che non sono importantissime e non sono piazze come Torino, Milano, Roma Bologna, che hanno qualcosina in più dal punto di vista calcistico. Chi viene a Pescara o lo fa perché innamorato del Pescara o magari ha altri intessi, altri discorsi da fare. Io non mi sento di lasciare il Pescara nelle mani di qualcuno che dopo sei mesi riporta le carte in tribunale”.
“Io ho detto solamente – ha concluso ai microfoni di Radio 24 – che se qualcuno vuole comprare il Pescara deve venire da me, non deve andare a fare altre strade e deve venire da me e fare un’offerta, perché se sui giornali appare che ogni giorno qualcuno ha fatto un’offerta e poi non l’ha fatta il tifoso magari si arrabbia perché dice, tu allora non vuoi fare una grande squadra, non vuoi lasciare”. Ha, infine chiarito di aver intenzione di vendere “a persone serie a persone che abbiano un progetto per il Pescara. Io ho in mente di lasciare il Pescara nelle mani di chi è meglio di me perché io sono di Pescara e non posso permettermi il lusso solo di disfarmi della società per metterla in mano a gente che si ruba questi quattro soldi che ci sono, perché non è quello che io intendevo quando sono entrato nel Pescara insieme ai miei soci e abbiamo fatto in nove anni delle cose che a Pescara non si faranno più per i prossimi 100”.