Il reddito di cittadinanza sarà abolito dal primo gennaio 2024.
Per tutte le persone definite “occupabili” il beneficio sarà cancellato, in maniera graduale, già a partire dal 2023: tutti coloro che hanno tra i 18 e i 59 anni di età, e con famiglia senza disabili, minori o anziani, percepiranno il reddito per un massimo di 8 mesi. Al termine degli 8 mesi il sussidio non è rinnovabile.
I cosiddetti “occupabili”, secondo la manovra del governo Meloni, dovranno seguire corsi di formazione e svolgere lavori socialmente utili: le nuove misure sono contenute nella bozza della legge di bilancio e prevedono che i percettori di reddito seguano corsi di formazione fatta eccezione per gli over 60, o coloro che hanno figli minori fino ai 3 anni di età, o assistono disabili o non autosufficienti nel nucleo familiare.
Chi è obbligato a frequentare i corsi, ma non lo farà, perderà il reddito di cittadinanza. Per sapere se si è obbligati ai corsi basterà consultare gli elenchi pubblicati dalla propria Regione.
Perderà il reddito di cittadinanza anche chi rifiuta la prima offerta di lavoro congrua ricevuta (in precedenza le offerte previste erano tre, attualmente erano due).
Tutti i percettori del reddito dovranno essere impiegati nei Comuni in cui risiedono per svolgere lavori socialmente utili, all’interno di “progetti alla collettività” (in precedenza la norma prevedeva solo un terzo dei beneficiari). Per coloro i quali svolgono lavori stagionali o intermittenti la bozza precisa che “non perderanno il diritto al sussidio entro i 3mila euro di compenso annuo”.
Nell’ultima bozza è poi stata inserita una ulteriore novità: i soldi avanzati dalla soppressione del reddito di cittadinanza saranno fatti confluire in un “Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva”.