A cosa pensiamo quando diciamo “natura”? Alle montagne verdi e incontaminate di Heidi, al mare azzurro e trasparente dei Caraibi, a vaste praterie piene di fiori e di vita. E a cosa pensiamo invece quando diciamo “industria”? Probabilmente a costruzioni nere di fumo e di grasso, officine buie e maleodoranti, scarichi inquinanti e prodotti chimici mortali.
La D’Orsogna, celebre blogger ambientalista molto interessata ai destini dell’Abruzzo, ha risposto così: “Petrolio green – certo basta crederci! Ma in che modo facciamo il petrolio verde? La monnezza è meno monnezza? Il cancro è meno cancro? Le ciminiere e i fumi li dipingiamo di verde? Oppure in mezzo agli oli ci mettiamo cilantro e basilico a coprire la puzza?”
Insomma, la risposta è chiara: petrolio e natura sono come il diavolo e l’acqua santa, non c’è niente da fare.
Peccato che il signor Spinosa Pingue non sia il solito petroliere cattivo e privo di scrupoli, ma un imprenditore nell’agricoltura e nella pastorizia, uno che conosce bene l’ambiente dell’Abruzzo e la sua natura. E non è disposto a credere alle favole.
Scrive in un articolo pubblicato su Il Centro: “Come lei sogno il mondo di Heidi e di Fiocco. Forse più di lei, perché io la terra la frequento veramente ogni giorno e ne conosco le virtù ma anche le crudeltà. (…) Chi ha dimestichezza con l’agricoltura sa bene che il mondo fiabesco non è mai esistito, neanche prima della rivoluzione industriale”. Come ricorda Pingue, le deiezioni dei suini sono pericolosissime per l’ambiente e le falde acquifere, il gas emesso dai bovini inquina l’atmosfera, e così via: la natura è un fenomeno complesso, che va studiato e conosciuto, senza fondamentalismi.
Partendo da questo punto di vista, continua Fabio Spinosa Pingue, si deve cercare di far dialogare il mondo dell’impresa con quello degli ambientalisti, superando le barricate: “Se solo i territori si mostrassero capaci di dialogare costruttivamente con la politica nazionale e i settori produttivi, si potrebbero ottenere più garanzie da parte dei primi e più benefici da parte di quelle imprese serie che non vogliono calare dall’alto il proprio volere, ma vogliono lavorare nel rispetto delle leggi”.
Superare le contrapposizioni sterili, confrontarsi intorno a un tavolo e parlare. Politica, imprenditori, cittadini. Tutti insieme, perché l’ambiente è di tutti e tutti ne sono responsabili. Basta con gli stereotipi sterili dei “petrolieri inquinatori” contro gli “ambientalisti santi”, perché è ora di uscire da questi cliché.
Come ricorda Spinosa Pingue, qui non siamo nel mondo di Heidi, “Qui siamo nel mondo reale”.
Diego Vitali blogger gocce di verità