Minori, ovvero “l’America della Costiera”. Non deve ingannare la bellezza del paesaggio né i limoni, vanti di questo lacerto di salernitano.
Non è stata la ricchezza a meritarle l’appellativo , ma una produttività che richiamava operai anche da altri paesi, soprattutto rivieraschi. Chi visita Minori , spesso, non lo sa.
Uno spicchio di Campania dove ricorreva la parola ‘ngiegno perché era l’attrezzo con il quale si produceva la pasta nella cittadina protetta da Santa Trofimena. Se ne servivano alacremente per produrre ziti, maltagliati e maccheroni. E viaggiava alla volta di Napoli lungo la via del mare sulle barche.
Minori sinonimo di ‘ngiegni, di limoni e di una distesa salta che fa invidia agli dei.
La pasta era famosa; scriveva J.J.Bouchard, viaggiatore francese del XVII secolo, a proposito dei maccaroni di Minore, ove si fanno li migliori d’Italia…”veramente eccellenti, e di tutt’altro gusto che li usuali”.
Chi visita Minori è bene che conosca la loro storia. Vicende legate ad intere famiglie che vi lavoravano con intensità e trasformavano le case in essiccatoi per la pasta.
L’ingegno o marchingegno era una macchina piuttosto articolata, diversa per la pasta lunga e per la trafila corta. Vederne una riproduzione è una grazia, ma nella Pro Loco di Minori son forniti di informazioni!
Visitare la cittadina rivierasca e conoscerne la stoa equivale ad un tuffo nel passato, a calarsi nel mondo descritto dalla Maria Orsini Natale di “Francesca e Nunziata”, in un reale dove sentire il vento che cambiava era essenziale: l’essiccazione della pasta non era cosa di poco conto o da prendere alla leggera.
Uno solo è rimasto a raccogliere l’eredità dei pasati di Minori, un mondo laborioso e concreto, sofferto.
Facendo un passo indietro, scopriamo che gli ‘ndunderi sono i nobili discendenti delle “palline di latte” prodotte dalla “farina caseata” e condite di farro, secondo prassi antiche, con il “moretum” o salsa di erbe. Oggi, serviti con un succulento ragù di carne, vengono prodotti con una grattugia metallica atta a dare la tipica forma oppure il “pettine di legno”.
Preparati per onorare S.Trofimena, dai “ macaronari” di Minori che, nel 1700, valicarono i Lattari per trasferirsi a Gragnano e impiantare la moderna industria della pasta.
Il marchingegno aveva struttura di macchina, ma sfruttava l’energia umana come le stampe d’epoca dimostrano abbondantemente.
Durante la lavorazione il sonno era bandito. Addormentarsi senza far turni non era possibile: la pasta sugli essiccatoi si doveva vegliare. Sbagliare poteva compromettere inesorabilmente il prodotto, un “lusso” che non ci si poteva permettere. Far “canniare” una partita comportava un danno non indifferente: la pasta ” canniata” era inadatta e friabile.
Tra le stradine che si dipanano dentro Minori è tessuta questa storia, creata da storie familiari in un Sud che sapeva far tesoro di certe occasioni. E a Minori il corso del fiume ha potuto collaborare all’impresa, quel “Rheginna Minor” divenuto anche località di soggiorno e vacanza per facoltosi romani.
Minori era un piccolo villaggio di pescatori, oggi si fa forte di questa storia e la trasferisce ai turistit con il “GustaMinori” a settembre.
Mariantonietta Sorrentino