R come Ravello

ravelloIl mare, la scogliera ardita di falesie e insenature, la costa di Amalfi è una sirena incantatrice per gli uomini contemporanei. Il viaggio lungo la costa si snoda atraverso un tracciato che si affaccia sul mare di rocce in un saliscendi di curve e strapiombi.

Gli antichi arsenali amalfitani, la cattedrale, le cartiere, poi il fiordo di Furore dove soggiornò la Magnani nella sua tormentata storia d’amore con il Rossellini de “La dolce vita” e, poi, Villa Rufolo e Cimbrone ne testimoniano la seduzione con immagini fascinose e quel prepotente affaccio sul mare.

A Ravello, tra gli altri, approdò dall’Inghilterra il gruppo di Bloomsbury nato nel 1907 a casa di Virginia Stephen, poi divenuta Woolf, e di sua sorella Vanessa. Là la famiglia si era spostata dopo la morte del padre.

Il quartiere di Bloomsbury era abitato da artisti e intellettuali (per inciso ” to bloom” significa fiorire).

Del gruppo facevano parte parte, tra gli altri, E.M. Forster celebre scrittore inglese le cui opere si son prestate a riuscite produzione cinematografiche come “Passaggio in India” (1984, regia di David Lean), “Camera con vista” (1986, regia di James Ivory), “Maurice” (1987, regia di James Ivory) e “Casa Howard” (1992, regia di James Ivory).

Grande influenza, sul gruppo, la esercitarono la lettura e la discussione di opere come i “Principia ethica” (1903) di G.E. Moore, i “Principia mathematica” (1910-1913) di Bertrand Russell e A.N. Whitehead.

Quello che approdò sulla coste campane era un gruppo illuminista, elitario, umanista, con stretti legami interni, simile all’indole dei suoi esponenti.

I suoi membri erano fortemente critici verso i periodi Vittoriano ed Edoardiano nelle loro costrizioni religiose, artistiche, sociali e sessuali.

Un altro tratto connotato dei Bloomsbury era l’ amore per l’Europa meridionale. Ravello fu idolatrato e meta per questo gruppo che si fermava all’Hotel Caruso.

Storia a parte e per molti secoli quella di Ravello ; non coincise con quella di Amalfi perché quest’ultima non fu una città, ma una rete di piccoli nodi urbani: Cetara, Atrani, Positano, le Sirenuse, Ravello, Pontone e Scala.

Essi erano uniti da una maglia fittissima di traffici navali, di sentieri,di cunicoli di infiniti gradini, grotte e ruscelli. In molti fonti antiche vengono chiamati “amalfitani” anche gli abitanti de centri vicini.

Situata di fronte ai Monti di Scala, con cui il confine coincide col corso del Torrente Dragone, Ravello con Amalfi e Scala costituisce unico patriziato ed hanno un unico emblema : un’aquila con la scritta “Descendit ex Patribus Romanorum”, che rivendica la nobiltà di latine progenie.

Guglielmo di Puglia, verso la fine dell’XI secolo, scrive che sul territorio vivevano mercanti “Arabes, Indi,Siculi… Afri”, e chi percorre oggi certe strade, certi portici di Atrani, Amalfi, della stessa Ravello, può ascoltarvi ancora concitato vociare di questi traffici e può ritrovare,negli abitanti di oggi, le fisionomie, le movenze, le inflessioni, il carnato che già prima del Mille colpirono viaggiatori e geografi arabi come Idrisi e come Ibn Hawqal o scrittori e poeti di origine normanna e longobarda come Guglielmo di Puglia e Amato di Montecassino.

Tra le mura della Ravello nobile viveva il marchese GiamBattista Manso,un vero e proprio maestro di vita. Il tempo libero è un’arte e il marchese Giambattista Manso, gentiluomo della Costiera, seppe coltivare tra i primi questa categoria dello spirito.

Superando il concetto di tempo libero, lui trasformò un tratto che sarebbe diventato un tratto antropologico di Napoli e della Costiera, capace di attirare da tutto il mondo intellettuali alla ricerca di pace senza tedio. L’ozio creativo consisteva nella capacità, accortamente coltivata, di ibridare il lavoro con lo studio e con il gioco per ottenere – insieme – benessere, sapere e giovialità. Nel 1611 il nostro Marchese fondò l’Accademia degli oziosi, di gran lunga superiore, per originalità e lungimiranza, a tutte le altre accademie allora in voga, connotata dal motto geniale “ Non pigra quies “.

I letterati ammessi a farne parte – tra cui anche lo stesso Viceré spagnolo- erano tenuti a dimostrare un’accorta distribuzione settimanale dei propri carichi di lavoro, tale da salvaguardare le pause indispensabili all’introspezione, all’amicizia, al gioco,all’amore, alla convivialità, alla contemplazione della bellezza. Ovviamente l’idea stessa di proporre l’ozio creativo come un’arte virtuosa non poteva evitare la rotta elisione con i cultori bigotti del lavoro per il lavoro. GiamBattista Manso sarebbe rimasto a lungo nel carcere di Castel Capuano (dove vene rinchiuso a causa dei nevrotici benpensanti) se lo stesso Viceré non lo avesse aiutato.

Tutta questa storia ed altro significa Ravello, perla di una costa celebrata da film e set internazionale di presenze coronate e vip. Con il Duomo risalente all’XI secolo ,di grande interesse. Nella cappella seicentesca è custodita l’ampolla del sangue del santo patrono Pantaleone, che presenta l’annuale fenomeno della liquefazione. Al Duomo è annesso il Museo dell’Opera con interessanti oggetti tra i quali il famoso busto di Sigilgaita Rufolo, opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia.

« (…) Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la più dilettevole parte d’Italia; nella quale assai presso a Salerno e una costa sopra ‘l mare riguardante, la quale gli abitanti chiamano la costa d’Amalfi, piena di picciole città, di giardini e di fontane, e d’uomini ricchi e procaccianti in atto di mercatantia sì come alcuni altri. (…) » cantava un maturo G iovanni Boccaccio nella II novella della IV giornata del Decamerone.

 

Mariantonietta Sorrentino

 


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