Ci sono delle cose non note a tutti in merito alla Sindrome di Kawasaki. Come si manifesta e come può essere trattata, in certi casi può essere persino letale.
Sindrome di Kawasaki, quanto ne sai? La malattia in questione è particolare per via del suo modo di agire, ed anche perché interessa una specifica porzione di persone, in base ad una precisa fascia di età. La sindrome di Kawasaki è chiamata così dal nome del dottor Tomisaku Kawasaki, pediatra giapponese che per primo diagnosticò questa patologia, nel 1967. Ci riuscì dopo avere esaminato un gruppo di bambini che presentavano tutti dei sintomi ben specifici.

Soprattutto febbre, eruzioni cutanee, mani e piedi gonfi, occhi arrossati. Queste situazioni avverse sorgono a causa di una infiammazione dei vasi sanguigni, su tutte le arterie del cuore. Proprio i bambini rappresentano i soggetti più colpiti dalla Sindrome di Kawasaki. Ed è possibile riconoscere tale malattia proprio da alcuni sintomi ben specifici, che finiscono con l’essere cronici in particolare dai bimbi dalla nascita fino ai 5 anni di età.
Come si manifesta la sindrome di Kawasaki?
Entrando più nel dettaglio, i sintomi della Sindrome di Kawasaki sono costituiti da:
- febbre intensa che può arrivare anche fino ad una settimana;
- rush cutanei;
- mucosa orale infiammata;
- dolore alle articolazioni;
- linfonodi cervicali gonfi;
- congiuntivite bilaterale.

Il problema è che si tratta di sintomi che possono riguardare anche altre malattie e che quindi possono essere equivocate e confondere le idee. Un pediatra esperto però dovrebbe essere in grado di riconoscere che si tratta di Sindrome di Kawasaki già dopo una prima visita. Si pensa che a dare origine a questa patologia possa essere una infezione con magari anche dei fattori genetici di fondo.
Non si tratta comunque di una condizione contagiosa. Per quanto riguarda l’Italia, le stime riferiscono di una incidenza di 15 bambini ogni 100mila. E gli studi sulla Sindrome di Kawasaki fanno avanti, con la convinzione di volerne sapere di più.
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E come si cura
Di solito tutto quanto passa dopo un certo periodo di tempo, ma possono esserci complicazioni nel 7% di media dei casi noti. Addirittura nell’1% la Sindrome di Kawasaki può essere anche mortale e non bisogna sottovalutare l’infiammazione cardiaca che essa comporta, e che tende a manifestarsi dopo dieci giorni.

Altre complicazioni gravi possono riguardare eventuali aneurismi legati alla infiammazione delle arterie. Ed anche miocardite ed infarti. La malattia può durare in genere per due settimane, ma la persistenza dei sintomi sopra citati richiede un intervento importante, da attuare il prima possibile. Nel caso dei bambini occorre rivolgersi ad un pediatra, come fatto cenno poco sopra.
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Ed occorre farlo in maniera tempestiva, perché la tempestività è la chiave di volta che fa la differenza nel riuscire ad avere maggiori possibilità di evitare complicazioni. Una persona adulta colpita da Sindrome di Kawasaki deve invece rivolgersi ad un esperto cardiologo.