Influenza aviaria, il rischio altissimo anche nella carne che compriamo: tutti i lotti bloccati

Il rischio di contrarre l’influenza aviaria è molto alto a causa della carne che si compra. Alcuni lotti sono stati bloccati: ecco quali sono.

Cresce ogni giorno sempre di più il timore dell’influenza aviaria in Italia, dove il rischio di contrarre il virus è molto alto. A far aumentare le preoccupazioni sono stati i nuovi dati registrati nei giorni scorsi, in cui si sono visti nuovi focolai tra Verona e Mantova. Confagricoltura Veneto ha fatto sapere che sono già 17 da inizio anno, una notizia che ha messo in allarme gli agricoltori, che temono che il virus si propaghi sempre di più.

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Influenza aviaria, il rischio altissimo anche nella carne che compriamo: tutti i lotti bloccati – abruzzo.cityrumors.it

Tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Lombardia, sono già 51 gli allevamenti interessati da ottobre scorso, come ha informato l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. Una situazione di emergenza nazionale che ha spinto l’organizzazione agricola veneta ha indire un incontro con tutte le aziende avicole regionali con l’obiettivo di fare il punto della situazione epidemiologica e capire quali saranno le ripercussioni economiche

Visto l’aumento dei contagi, è molto importante fare attenzione ai rischi legati alla diffusione dell’afta epizootica, per questo i controlli sono aumentati notevolmente in questi ultimi mesi. L’allarme è stato lanciato da Coldiretti dopo la decisione di annunciare il bando temporaneo ad alcuni lotti di carne bovina, suina e ovina.

Influenza aviaria, allarme: stop alle carni bovine, suine e ovine

Per il momento, Coldiretti ha chiesto al ministro Francesco Lollobrigida di fare molta attenzione in merito a quanto sta avvenendo nel resto d’Europa su questa epidemia, così da evitare un nuovo allarme tra gli imprenditori agricoli e i consumatori, dato che gli allevamenti sono ad alto rischio ed è necessario evitare un altro grave colpo.

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Influenza aviaria, allarme: stop alle carni bovine, suine e ovine – abruzzo.cityrumors.it

Nel frattempo, per frenare il rischio di contagi, è stato deciso nel Regno Unito di bloccare l’import di carni bovine, ovine e suine dalla Germania. La decisione è arrivata dopo che in Brandeburgo si è verificato un importante focolaio di afta epizootica. Un allarme che ha spinto anche l’assessore regionale veneto e il presidente degli assessori all’Agricoltura in Conferenza delle Regioni a lanciare un appello al ministro dell’Agricoltura.

È stato messo in evidenza che l’import di animali vivi dalla Germania, soprattutto mucche, pecore e maiali, è aumentato del 70%. Si tratta di numeri che fanno temere per la nuova patologia. Anche se i controlli dei Servizi veterinari delle Regioni sono molto attente e scrupolose, è stato sottolineato quanto sia importante potenziare i controlli alle frontiere, proprio per questo motivo è stato chiamato in causa il ministro.

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Cosa fare per evitare il contagio

Come ha sottolineato l’Istituto superiore di sanità, soprattutto in aree in cui è stata accertata la presenza di virus aviari, è molto importante evitare il contatto con uccelli selvatici, in vita o deceduti. Sebbene la maggior parte di questi virus siano innocui per l’uomo, ci sono dei ceppi vitali che potrebbero presentare delle mutazioni e quindi infettare anche alte specie, l’uomo compreso.

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Cosa fare per evitare il contagio – abruzzo.cityrumors.it

I casi di influenza aviaria negli umani possono essere con sintomi lievi o asintomatici, e per fortuna non sono stati riportati casi nei paesi dell’Unione Europea. L’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha spiegato che il rischio per la popolazione è basso, ma potrebbe diventare moderato per il personale esposto in un allevamento in cui ci sono casi.

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In ogni caso, nel nostro paese la sorveglianza dei virus è affidata ai servizi veterinari, mentre il ministero della Salute ha il compito di coordinare, progettare e monitorare le attività del Piano nazionale di sorveglianza per l’influenza aviaria.

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