Il colesterolo alto interessa una grande percentuale della popolazione: nelle donne può dipendere da questo fattore. Scopriamo insieme di che cosa si tratta.
Che cosa si intende per colesterolo alto? Questa espressione, riassumibile col termine di ipercolesterolemia, fa riferimento alla condizione in cui nel sangue si trovino concentrazioni troppo alte di colesterolo totale, formato dal colesterolo LDL e da quello HDL.
Chi soffre di questa patologia, dunque, ha livelli di lipidi nel sangue troppo alti e deve affrontare un rischio più alto relativamente all’insorgenza di malattie cardiovascolari. Ma da cosa dipende l’ipercolesterolemia? Vi sono diversi fattori che la influenzano, ad esempio una dieta squilibrata, obesità o sovrappeso, vita sedentaria oppure la presenza di patologie come il diabete. A questi fattori, poi, bisogna aggiungere la predisposizione genetica.
E proprio a riguardo di quest’ultima un recente studio effettuato dall’Università della California ha messo in evidenza una correlazione tra le cattive abitudini alimentari dei padri e l’insorgenza di ipercolesterolemia nelle figlie.
Una dieta malsana del padre può comportare ipercolesterolemia nelle figlie: lo studio
Ebbene sì, secondo quanto evidenziato dallo studio pubblicato Journal of Clinical Investigation Insight, il colesterolo alto nel padre può alterare l’RNA dello sperma e dunque passare alla generazione successiva, alterando l’espressione genetica delle cellule staminali nell’embrione.
Tali risultati sono stati ottenuti effettuando degli esperimenti su cavie di laboratorio. In particolare i ricercatori, capitanati dal professore di scienze biomediche Changcheng Zhou, hanno nutrito alcuni topi maschi con una dieta ricca di colesterolo. Hanno poi osservato che nella prole femminile (ma non in quella maschile) si presentava un rischio maggiore di aterosclerosi.
L’aterosclerosi, oggi considerata una delle principali cause di decesso nel mondo, comporta la formazione di placche di colesterolo lungo le pareti delle arterie. Le quali vanno a ostruire il flusso sanguigno e l’apporto di ossigeno. Tale patologia può provocare infarti e ictus e, nonostante i grandi progressi in campo medico per il suo trattamento, è ancora oggi una patologia piuttosto grave.
Lo studio in esame, dunque, mostra come le abitudini alimentari dei padri possano predisporre la prole femminile a questo tipo di patologie. Se “in precedenza si pensava che gli spermatozoi contribuissero solo con il loro genoma durante la fecondazione“, ha spiegato il professore, questo studio ha invece dimostrato come fattori ambientali quali una dieta malsana, sostanze tossiche ambientali e stress possano alterare l’RNA nello sperma passando attraverso la generazione successiva.
In altre parole chiunque decida di diventare padre dovrebbe seguire un’alimentazione sana non soltanto per se stesso, ma anche per le figlie che potrebbe generare.