Per frenare in maniera importante il decorso del morbo di Alzheimer alcuni esperti italiani hanno messo a punto una tecnica che si è dimostrata molto efficace e senza alcuna controindicazione.
Il morbo di Alzheimer è una malattia che fa certamente paura ma che, rispetto al passato, vede più possibilità di intraprendere una terapia utile allo scopo di alleviarne la presenza. Alcuni esperti hanno diffuso i risultati di una loro ricerca che riguarda proprio un possibile modo di trattare il morbo di Alzheimer. La risposta giusta l’hanno trovata in un approccio che prevede il ricorso agli impulsi elettrici, applicati in una maniera non invasiva.

I pazienti sottoposti a questo test clinico diretto non si sono accorti di quanto messo in atto dai ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione dell’Università di Ferrara. Capeggiati dal professor Giacomo Koch, gli esperti hanno sollecitato mediante stimolazione magnetica transcranica una specifica area del cervello. E hanno effettivamente riscontrato un forte rallentamento nella progressione del morbo di Alzheimer a distanza di un anno da tale applicazione.
Morbo di Alzheimer, come funziona questa nuova terapia
I risultati di questo studio hanno trovato pubblicazione sulla rivista specializzata di settore Alzheimer’s Research & Therapy. E riguardano degli effettivi e notevoli miglioramenti riguardo alle capacità cognitive dei paziente. Questo ha portato a miglioramenti anche riguardo al modo di interagire con gli altri e di compiere delle azioni in autonomia.

La stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTms) è la tecnica utilizzata dai ricercatori emiliani. Il tutto si svolge nell’ambito di due distinti appuntamenti, con una prima sessione costituita dalla emissione di onde magnetiche per due settimane.
Ed un’altra, ben più lunga, della durata di cinquanta settimane, a rappresentare una fase di mantenimento. Il tutto si è svolto con strumentazioni da elettroencefalografia, e delle apposite rilevazioni una volta finito il necessario ciclo di cure, ha confermato quelli che sono i miglioramenti dei soggetti così trattati.
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Perché i risultati sono molto importanti
A detta del professor Koch, che questo studio lo ha coordinato, si è trattato del primo approccio nell’ottica di trovare un rimedio per rallentare l’avanzamento del morbo di Alzheimer che abbia avuto una durata così lunga.

I risultati ottenuti sono stati ottimi e riuscire a trovare un modo per frenare in modo così importante il progredire di questa malattia neurodegenerativa si traduce in una aumentata qualità della vita per chi da Alzheimer è colpito, oltre che per coloro che dei malati si prendono cura. La cosa bella è che il trattamento coordinato dal professor Koch non ha assolutamente niente di doloroso e nessuna controindicazione nota.
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Quel che fa è inviare dei segnali magnetici regolari di breve durata al cervello, in una area ben specifica. E più nel dettaglio quella occupata dall’ippocampo e dalla corteccia cerebrale. In tal modo sorge, come risposta dell’organismo, una accresciuta attivazione dei neuroni che comporta i miglioramenti citati.





