Artigianato abruzzese a picco: maglia nera a Teramo

artigianatoUna recessione che parte da lontano e che dal 2008 ha visto una costante diminuzione della presenza di imprese artigiane nel territorio abruzzese, frutto di una crisi pesante che non fa sconti a nessuno, tanto meno ai più piccoli.

E’ un dato allarmante quello presentato dal Centro studi regionale della Cna sull’andamento delle imprese artigiane nel primo trimestre del 2012, che conferma la persistenza di una situazione negativa nell’intero comparto produttivo regionale. Meno 580 imprese solo da gennaio a marzo con una performance che non è mai stata così in perdita da 13 anni a questa parte.

I DATI. Secondo la ricerca che ha analizzato i dati forniti da Infocamere, il sistema informatico delle Camere di commercio italiane, a parte la breve parentesi del 2010 quando la tenuta del settore è stata garantita dal settore delle costruzioni a seguito dei lavori realizzati nell’aquilano nel post sisma, con il decremento del 48% delle imprese artigiane rispetto al numero totale, il territorio abruzzese paga più delle altre regioni questa “caduta libera”. Inoltre il decremento percentuale delle nuove attività è stato dell’1,6%, un valore del 60% superiore a quello medio italiano (-1,04). Un risultato in linea con quanto già accaduto nel quarto trimestre del 2011, quando si è assistito ad un forte rallentamento dell’ingresso di nuove forze nel mondo imprenditoriale, in buona parte proveniente dalla massa dei 24mila disoccupati del 2009 che avevano deciso di aprire nuove attività.

PROVINCE. A guidare questa non rosea classifica è come sempre la provincia teramana dove il numero delle attività artigiane scende di 194 unità, seguita da L’Aquila (-170), Pescara (-110) e Chieti (-106). In percentuale, le imprese artigiane abruzzesi flettono più della media nazionale (-1,04%) in tre province (L’Aquila, Teramo, Pescara), mentre in provincia di Chieti la caduta si attesta sulla stessa media nazionale. A pagare il prezzo maggiore è sempre il settore delle costruzioni (-300 attività), seguito dall’industria (-111), i servizi (-102), le riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-54), le attività ricettive (-24), l’agricoltura (-11). Caso nel caso quello delle manifatture: mentre le imprese artigiane decrescono di 110 quelle non artigiane, al contrario, aumentano di 18.

DI COSTANZO. “Abbiamo bisogno di misure straordinarie” è la richiesta che arriva dal direttore regionale della Cna Graziano Di Costanzo che, commentando il dati del centro studi, sottolinea come l’Abruzzo sia davvero la maglia nera in Italia. Per Di Costanzo, infatti, è indispensabile aiutare in questo momento critico soprattutto le piccole e micro imprese che altrimenti sono destinate a soccombere, tenendo conto anche della previsione del Pil regionale che prevede per il prossimo anno uno sprofondamento al -2% rispetto alla media del Mezzogiorno ferma al -1,8% e a quella nazionale del -1,5%. “Per questo abbiamo chiesto alla Regione, assieme a Confesercenti e Confartigianato, di prelevare 20 milioni di euro dai fondi Fas da destinare al patrimonio dei confidi; attraverso il meccanismo moltiplicatore da loro generato, è infatti possibile calcolare che questa somma possa produrre nuovo credito fino a 300 milioni per le imprese”.

 

Manuela Martella


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