Abruzzo Engineering, interviene Cialente: “no alla messa in liquidazione”

massimo_cialenteUn’intromissione necessaria. Il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente irrompe nella questione Abruzzo Engineering, pur essendo un argomento di competenza regionale. “Le ricadute però sono soprattutto aquilane” precisa “dato che oltre 130 dei 193 dipendenti sono miei concittadini, e quindi alle prese con il difficile dopo terremoto, come me, come tutti noi. Non tralascio, ovviamente, coloro che non abitano all’Aquila essendo per me, per indole e per storia, sacro il valore del lavoro e sacra ogni sua difesa. Non credo peraltro di andare a compiere uno sgarbo o una intromissione istituzionale, poiché sempre e comunque sono intervenuto, per quello che potevo fare, in tutte le crisi occupazionali”.

La vertenza Abruzzo Engineering, società partecipata da Regione Abruzzo, Provincia dell’Aquila e Finmeccanica, per la quale si fa sempre più concreta l’ipotesi di messa in liquidazione, non lascia indifferente il primo cittadino aquilano.

”Pur conscio delle difficoltà oggettive” aggiunge “chiedo al presidente della Regione Gianni Chiodi un atteggiamento diverso da quello che pare profilarsi in questi giorni. E’ infatti da scongiurare la minacciata liquidazione della società che, se ha un debito, certamente non lo ha contratto per colpa dei suoi dipendenti. Debito peraltro esclusivamente nei confronti del socio Selex del gruppo Finmeccanica che è, quindi, intuitivamente, negoziabile, essendo di certo interesse anche del socio al 30% quello di non provocare il fallimento di una società in cui partecipa con proprie quote”.

Secondo Cialente “ci sono anche implicazioni riguardo quanto fino ad oggi è stato prodotto da Abruzzo Engineering e non è poco, trattandosi di infrastrutture avanzate in materia di banda larga e di competenze profonde in materia di protezione civile, prevenzione sismica, supporto alla ricostruzione di cui, anche il Comune che amministro si avvale con mia soddisfazione, visti gli ottimi risultati conseguiti dai dipendenti a me assegnati”.

“Risanare la società” aggiunge “rendendola anche più funzionale agli standards economici attuali, è la strada da seguire. La politica, anche nel caso che erediti situazioni pesanti, ha l’unico compito di trovare soluzioni, non quello di scaricare la colpa agli altri, sulla pelle dei lavoratori”.

Cialente chiede, dunque, al presidente Chiodi ”di soprassedere e di rispondere all’appello per la partecipazione al tavolo tra le parti, da me sollecitato al Prefetto, e in cui sarò partecipe, assumendomi la responsabilità politica del mio operato, al fine unico, esclusivo e ineludibile, di trovare soluzioni positive ad una vertenza che manifesta oggi sbocchi francamente inaccettabili. Peraltro è mio assoluto dovere impedire che qui accada quello che mai è accaduto in nessun territorio colpito da gravi disastri. Mai, infatti, si è sentito che le istituzioni pubbliche abbiano licenziato cittadini vittime di così gravi sciagure; semmai si sono fatti sforzi, anche superiori al normale, affinché almeno il lavoro fosse preservato”.

Il sindaco dell’Aquila ammonisce: ”Non posso permettere la perdita in questa città di un solo, e sottolineo un solo, posto di lavoro e non posso permettere che noi istituzioni, che ogni giorno chiediamo a imprese private di salvaguardare l’occupazione, diamo il cattivo esempio, togliendo a noi stesse ogni credibilità futura. Sono certo  che il presidente Chiodi, che già ha dato in passato chiari segnali di voler trovare soluzioni positive alla questione, firmando di suo pugno un piano industriale per il rilancio di Abruzzo Engineering che salvaguardava il diritto e non il privilegio dei dipendenti a lavorare, saprà cogliere l’occasione per trovare finalmente una soluzione che coniughi l’esigenza di abbassare i costi per la collettività, con quella di salvaguardare le prospettive di un territorio che merita attenzioni speciali, come il nostro”.

Cialente si dice, infine, ”disponibile a esercitare ogni sforzo per raggiungere gli obiettivi” e chiede al Presidente della Regione ”persona ragionevole e sensibile, di non procedere alla convocazione dell’Assemblea dei soci, prima di aver ricercato e prodotto, tutti insieme, la giusta soluzione al problema”.

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