L’Aquila. “Cosa è stato a oggi concretamente attuato dall’ARAP (Azienda regionale attività produttive) al fine di eliminare o quantomeno attenuare le conseguenze rilevantissime ed estremamente gravi causate alla salute pubblica dai Siti di interesse regionale, meglio conosciuti con il famigerato acronimo SIR?”.
E’ quanto si domanda il consigliere Leandro Bracco la cui attenzione si concentra nuovamente sui SIR abruzzesi, realtà assai preoccupanti e di notevolissima delicatezza nell’ambito del panorama ambientale della nostra regione. “In Italia – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – sono circa sei milioni le persone costrette a vivere in Siti di interesse nazionale ossia aree completamente compromesse da inquinanti. In Abruzzo ormai la notorietà del SIN di Bussi sul Tirino è purtroppo acclarata. Ma i numeri delle popolazioni esposte a contesti malsani cresce ulteriormente se si aggiungono quanti vivono nei Siti di interesse regionale. Aree ugualmente compromesse la cui competenza in materia di interventi di bonifica e messa in sicurezza è appannaggio delle Regioni. La quantità di cittadini esposta involontariamente a fattori di rischio ambientali raggiunge dunque cifre a dir poco ragguardevoli”. “Bambini, adulti e persone malate – prosegue Bracco – che subiscono gli effetti della contaminazione derivante da miscele di inquinanti fra cui spesso sono presenti sostanze tossiche e cancerogene. Condizioni di rischio per la salute e l’ambiente la cui eliminazione o riduzione risulta problematica in quanto finora mal programmata. Pochi giorni fa proprio su questo tema – sottolinea il Consigliere Segretario – si è tenuto a Pescara un convegno intitolato ‘Ambiente, salute e siti contaminati’, organizzato dalla ASL del capoluogo adriatico e dall’associazione Medici per l’ambiente. In questa occasione l’ARTA Abruzzo (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) ha presentato gli aspetti tecnici relativi alla caratterizzazione ambientale del SIN di Bussi sul Tirino e del SIR di Chieti Scalo. In particolare l’Agenzia ha illustrato alcune questioni attinenti alla caratterizzazione del SIR di Chieti Scalo svolta tra il 2014 e il 2017. Un lavoro approfondito che ha evidenziato un gravissimo inquinamento diffuso. Indagini mirate il cui fine è stato mappare in modo accurato i corpi interrati e acquisire i dati necessari alla valutazione dell’applicazione di tecniche di bonifica e di messa in sicurezza permanente fondate sulla tecnologia del fitorimedio e del monitoraggio tramite tecniche di phytoscreening”.
“Si tratta certamente – rileva Bracco – di un fatto tutt’altro che irrilevante ma questo non basta. Troppo poco infatti è stato messo in atto per coloro i quali vivono in quelle aree nefaste. Basti dire che nel corso della Conferenza dei Servizi che si è svolta il 14 maggio scorso relativa alla procedura SIR Chieti Scalo, proprio la ASL ha ribadito l’urgenza delle bonifiche di tutti i siti contaminati posti entro il SIR stesso al fine di evitare incrementi di patologie a carico di cittadini e residenti tanto che è stato previsto un intervento finalizzato alla valutazione dell’impatto sanitario provocato dall’inquinamento”. “Il Masterplan della Regione Abruzzo – nota Bracco – ha previsto circa 10 milioni di euro proprio per la messa in sicurezza e bonifica dei SIR Chieti Scalo e Saline Alento. Considerati tutti i dati raccolti e la preoccupazione veicolata tramite diversi interventi dalle stesse ASL, non posso non domandarmi, per l’ennesima volta, cosa sia stato concretamente realizzato dal soggetto attuatore ARAP, ovvero soggetto al quale i fondi sono stati attribuiti e che è tenuto ad avviare quegli interventi non più rinviabili proprio alla luce delle indagini compiute dall’ARTA. E’ auspicabile dare inizio ad attività di prevenzione; in aggiunta il coordinamento fra agenzie per il controllo ambientale deve essere costituito e integrato anche con le autorità sanitarie”. “I cittadini – conclude Leandro Bracco – hanno il diritto di avere la certezza di vivere in luoghi sicuri”.