“Mentre l’intera città evoca e canta il cambiamento, ognuno declinandolo con gli strumenti che possiede, ci pare giusto non solo fare quello che ormai non si fa più, l’analisi del voto, ma con ancora estrema generosità provare a contribuire alla costruzione di un dibattito e di una discussione in uno spazio che ormai la politica, che si definisce moderna, ha eliminato”. A dirlo è Prospettiva Comune.
“La conclusione dell’analisi ci porta ad affermare che le ultime elezioni amministrative hanno conclamato una triste verità cittadina: ai teramani del ‘cambiamento’ non interessa. Si potrebbe dire che neanche il terremoto è riuscito a scuotere gli egoismi e le coscienze di una comunità che nasce e rimane disgregata. Il primo turno, nel quale il centrodestra è stato in grado di raccogliere ancora un 35%, ha fotografato in maniera limpida che Teramo non respira ‘cambiamento’ e che le opposizioni sono state insufficienti, garantendosi un ballottaggio grazie al proliferare di candidati sindaci”.
“Il secondo turno, con un ribaltone eccitante, ha posto una firma indelebile su come il trasformismo sia una virtù teramana pari alla vendetta, che è un piatto da servire freddo.
Il dato in assoluto impressionante è l’astensionismo del secondo turno, pari al 50%, che più di ogni altra cosa è pieno di significati che vanno dal malessere, all’egoismo, all’opportunismo di cui dallo scrutinio stesso nessuno parla. Quindici anni nei quali i politici del centrodestra teramano, tutti coinvolti e tutti bocciati dalle segreterie dei partiti nazionali, non essendo stati candidati in posizioni eleggibili alle politiche, hanno convenuto ad un riposizionamento per garantirsi un domani, cambiando le facce e i vocaboli, inserendo un lessico nuovo che fa del ‘cambiamento’ la stella polare, così da non disturbare le associazioni filantropiche che decidono i nostri primi cittadini”.
E concludono: “Dal canto nostro abbiamo provato con chiunque a inserire in questo consiglio comunale elementi di discontinuità ed abbiamo ricevuto solo porte in faccia, ma noi sappiamo che la cultura di un popolo non si abbatte con l’ottimismo della volontà. Questo esercizio, nel non tacere e nel non essere conformisti, lo svolgiamo esclusivamente per onestà intellettuale, esponendoci perchè crediamo che la politica, tra le altre cose, sia il coraggio di scegliere e speriamo di essere smentiti non con operazioni cosmetiche ma nei fatti ed essere invitati a dimostrare, dopo il vissuto di questi 15 anni dove abbiamo articolato in solitudine una opposizione vera, quale contributo possiamo continuare a dare alla città”.