Roseto. “Ieri mattina la Città di Roseto si è svegliata con una voragine sul Lungomare Trieste“.
Lo ha dichiarato il coordinatore del Movimento 5 Stelle Roseto, Luigi Talamonti, spiegando che “la situazione è al limite, sono anni che i balneari e i titolari dei campeggi
segnalano un problema che nessuno ha mai voluto affrontare, i palliativi come i
ripascimenti morbidi sono stati solo uno spreco di risorse. I nostri consiglieri
regionali lo hanno sempre denunciato, Marsilio lo sa bene, e infatti questa estate la
sua Giunta ha annunciato in extremis l’approvazione del ‘Piano di difesa della costa’,
che aggiorna il Piano organico del 2002 (anche questo approvato dalla destra, con i
risultati oggi sotto gli occhi di tutti). Purtroppo, però, si è trattato dell’ennesima
passerella conclusa con un nulla di fatto. Infatti il piano per ora resta solo un
programma, mentre il mare continua ad avanzare, e i cittadini di Roseto sono
giustamente preoccupati e amareggiati, in quanto vedere la spiaggia che continua a
ridursi e il lungomare, da sempre fiore all’occhiello della nostra cittadina, che si sta
sbriciolando avrà di sicuro conseguenze sull’economia e sull’immagine della Città,
oltre che sulla sicurezza”.
“Ad onor del vero, il problema dell’erosione – aggiunge – riguarda tutto il litorale nord dell’Abruzzo, ma a Roseto quella voragine segna un punto di non ritorno. Nella nostra città tutto ormai ci parla di degrado e pressappochismo: il pontile in rovina con i lampioni che mettono in evidenza la ruggine e le macerie, la villa comunale abbandonata a se stessa, Villa Clemente che implode, il verde pubblico senza nessuna cura, la nuova ‘illuminazione”’ che ha reso la statale più buia che mai, e persino le luminarie di Natale sono quasi imbarazzanti. Tutto ciò è il risultato di una città senza visione, da decenni, per questo noi annunciamo ai cittadini la volontà di lanciare un progetto veramente innovativo: presto lo presenteremo e chiederemo loro di partecipare attivamente”.
“Dovremo ricostruire tutto dalle fondamenta, e che quella voragine sia metaforicamente l’ultimo atto di una parabola durata fin troppo”, conclude Talamonti.