“Il territorio rosetano già pesantemente cementificato (14% contro una media nazionale del 7), folle aggiungere nuovo consumo di suolo. Sì a regole per la cura degli habitat e la tutela delle specie, che mancano nel Piano. Nulla sulla mitigazione e adattamento alla crisi climatica”.
La Stazione Ornitologica Abruzzese ha presentato alla Regione Abruzzo le osservazioni alla proposta di Piano di Assetto naturalistico della Riserva regionale del Borsacchio a Roseto contestando pesantemente le scelte pro-cemento contenute nel documento.
“In un territorio fortemente cementificato, 14% di suolo già consumato nel comune a fronte di una media nazionale del 7% e di quella regionale del 5%, secondo i dati dell’ISPRA, il Piano prevede ulteriori premi di cubatura con aumenti delle superfici degli edifici fino al 40%. Addirittura si incentiva l’abbattimento dei casolari storici, visto che se invece di procedere al restauro si abbatte e si ricostruisce ci sarà un premio del 15%. Inoltre è prevista la possibilità di cambi di destinazione d’uso per tutte le strutture attualmente ad uso agricolo e residenziale verso quello turistico. Basterà, magari chiudendo l’azienda agricola, sostenere che non servono alla conduzione dei terreni. Un altro incentivo all’abbandono dell’agricoltura – paradossale visto che i paesaggi agrari sono un vanto della riserva. Perché non prevedere regole idonee a garantire e incentivare uno sviluppo integrato delle due attività? La cosa che stupisce è che il Piano di assetto di una riserva è stato tutto incentrato sui profili urbanistico-edilizi, con lacune incredibili. Non dice quasi nulla sulle modalità di gestione e cura dell’area più importante, quella del litorale e delle specie ivi presenti, dal Fratino alle rare piante dunali”.
“Il Piano non indica, tra l’altro, – precisa l’associazione – le azioni di gestione attiva necessarie per la mitigazione e l’adattamento alla crisi climatica, nonostante la riserva sia posta un mare che si innalzerà sempre di più. Nulla, ad esempio, sulle modalità per facilitare l’arretramento e la sopravvivenza degli habitat. Grave aver previsto ben due parcheggi nelle aree centrali della Riserva, che porteranno ad un afflusso di persone difficilmente controllabile nel cuore della riserva, provocando disturbo alla rarissima fauna protetta. Diversi parchi e riserve soffrono spesso di problemi ambientali causati da un insostenibile presenza umana non regolamentata e stanno cercando di correre ai ripari, con scelte pianificatorie adeguate (dalla localizzazione degli accessi alla creazione di aree alternative di visita riqualificando ambienti degradati; si pensi anche ai limiti all’accesso in certi periodi come avviene da anni al Parco d’Abruzzo per la Val di Rose, incentivando al contempo servizi di guida e la promozione di lavoro di persone del posto). Qui invece di prevenire le criticità ambientali si pongono le migliori basi per crearle! Infine la SOA contesta le procedure seguite che hanno visto la Regione escludere incredibilmente dalla Valutazione Ambientale Strategica tale proposta di piano nonostante queste lacune e le previsioni cementificatorie. Un assist per il comune per eliminare l’approfondimento su scelte così critiche, soprattutto per un’area protetta, ed evitare discussioni visto che la Valutazione Ambientale Strategica avrebbe dovuto spiegare il perché di certe scelte valutandole alla luce, appunto, dei dati pregressi come quelli dell’uso del suolo”.
“Ci chiediamo: se in un’area protetta si consentirà di aumentare a dismisura il consumo di suolo, come faremo a fermarlo in centri urbani e aree meno pregiate dal punto di vista paesaggistico e naturalistico? Anche per questo la SOA ha chiesto alla regione di rigettare il Piano al fine di integrarlo e modificarlo risolvendo le criticità segnalate”, conclude la SOA.