Polemiche su un centro di accoglienza da far sorgere su una ex scuola a Teramo

La Casa del Popolo ed il CPC Santacroce accolgono “con disappunto le dichiarazioni del consigliere Luca Corona che preferisce una soluzione di parte per la riqualificazione della scuola di Villa Pavone rispetto al progetto di creare una struttura attrezzata per chi è in situazioni di estremo disagio abitativo e sociale”.

E ancora: “Non c’è nulla di sbagliato nel chiedere spazi per le realtà di quartiere quando ci sono, anzi ben venga una soluzione a tali mancanze ma fare propaganda politica su un progetto così umanamente nobile ci sembra quantomeno pretestuoso. Con una struttura attrezzata e con dipendenti qualificati si alleverebbe almeno in parte la problematica abitativa, al centro della nostra azione politica da anni e mai affrontata direttamente dalle varie amministrazione succedutesi fino a oggi; si darebbe un segnale di discontinuità costruendo soluzioni concrete”.
E concludono: “La proposta di un confronto con il quartiere è sempre necessaria, auspichiamo un incontro con i residenti e i componenti del comitato di quartiere per  aprirsi a temi veri e umani toccando con mano la realtà del posto e magari lanciare la proposta di fare sia la struttura sia uno spazio per il comitato”.
Il consigliere ha poi replicato che “torno a ribadire come la destinazione scelta sia frutto di un gravissimo errore di valutazione. Il Comune ha a disposizione numerosi siti per poter avviare il progetto. La scelta della ex scuola in Via Europa (un tempo sede del Comitato di quartiere) è giunta in maniera completamente inaspettata. Una scelta che non tiene in considerazione le aspettative (appunto tradite) di una comunità che dal 2017 spera in una ristrutturazione dell’edificio affinché torni ad essere sede del Comitato e luogo di iniziative e di socialità. Durante il question time ho posto all’assessore domande e perplessità. Le risposte non sono state, a mio avviso, convincenti. Infatti l’assessore oltre a sottovalutare ciò che l’edificio rappresenta a livello identitario per gli abitanti, non conosce probabilmente il luogo che non sarebbe in grado di ospitare il centro di accoglienza e le attività del Comitato. Gli spazi infatti non si possono ampliare di molto. Il malcontento è diffuso e mi pare, per i motivi esposti, che la scelta del sito sia stata fatta in maniera avventata e, sottolineo, senza tener conto dei bisogni di cittadini che si sentono completamente inascoltati“.
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