Teramo. Il Partito Comunista Italiano Federazione Teramo si schiera al fianco dell’assessore alle pari opportunità del Comune di Pineto ed esprime solidarietà a Marta Illuminati dopo le polemiche ricevute sulle sue dichiarazioni nel Giorno del Ricordo.
“Certo, sentire parlare un esponente di Fratelli d’Italia di “alfabetizzazione dei barbari” in un italiano stentato e sgrammaticato è quanto di più esilarante possa accadere. Se poi il medesimo fratello d’Italia, in riferimento alle foibe, parla di “pagine strappate alla storia”, il passo dal grottesco alla disonestà intellettuale è compiuto”, esordisce il segretario regionale PCI Antonio Macera in una nota.
“La destra nostalgica di Fratelli d’Italia è questa, un misto di revisionismo storico, disprezzo dei principi costituzionali, ipocrisia. Un partito figlio dell’MSI di Almirante e nostalgico della memoria mussoliniana e fascista. Basta ricordare chi sia stato Almirante, fondatore nel 1946 e capo unico del partito neofascista. Almirante è stato il capo di gabinetto di Fernando Mezzasoma, ministro della cultura popolare che curava la propaganda della Repubblica sociale. Almirante, in questa veste, firmò, nel maggio 1944, il “manifesto della morte”, col quale si riproduceva l’ultimatum ai ragazzi che, dopo l’8 settembre 1943, non volendo aderire alla leva dell’ultimo esercito mussoliniano, preferirono andarsene con i partigiani. Quell’ultimatum li intimava di consegnarsi ai tedeschi o ai fascisti, pena la fucilazione. Almirante è stato un fucilatore!
Almirante è stato un fascista convinto. Diceva “a chi mi chiede: tu sei fascista? Rispondo per ora e per sempre: la parola fascista io ce l’ho scritta in fronte”. Alimarante è stato un razzista. Non manifestò mai alcun pentimento né ripensamento in ordine alla firma che appose nel 1938 sul Manifesto della razza. Un razzismo convinto che dal 1938 al 1942 spingerà Almirante a collaborare con “La difesa della razza”, una rivista periodica di matrice hitleriana dove il non ancora trentenne diventerà Segretario di redazione”.
E ancora: “La fiamma tricolore fu il simbolo scelto da Almirante per il suo partito neo fascista MSI. Un simbolo scelto “come logo del partito dei reduci, perché rappresentava il risorgere dello Spirito Fascista dalla bara della R.S.I., rappresentata dal trapezio rosso sottostante. Inoltre la sigla “MSI” è l’acronimo di “Mussolini”, o, secondo le voci di alcuni vecchi militanti, le iniziali di Mussolini Sempre Immortale.”. La fiamma tricolore oggi campeggia imperiosa nel simbolo di Fratelli d’Italia, in una sorta di agghiacciante staffetta della memoria fascista e mussoliniana, raccolta fieramente dagli eredi di Almirante, i quali, con una disinvoltura sconcertante strappano, loro si, interi volumi di storia, in una sorta di colossale, vergognosa, colpevole rimozione delle responsabilità in ordine agli eccidi fascisti. Una operazione che si vuole compiere anche rispetto alle foibe, omettendo ogni riferimento agli avvenimenti che precedettero il 25 luglio e l’8 settembre del ’43, sui quali regna il silenzio più assoluto. Essi ci dimostrano, come efficacemente scritto dal Prof. Piero De Sanctis, “che ancor prima dell’8 settembre nelle foibe finirono, per opera dei fascisti di Mussolini, dei nazisti di Hitler e del fascista croato (sostenuto dalle gerarchie Vaticane e benedetto da Pio XII) Ante Pavelic, comunisti, socialisti, antifascisti e democratici, e, tra il 13 e il 25 settembre del ’43 e dopo l’aprile del ’45, ci finirono, giustamente, non solo gli sfruttatori e gli assassini fascisti italiani, ma anche i traditori del popolo croato e sloveno, i fascisti ustascia e i degenerati cetnici. Le foibe non furono che l’espressione dell’odio popolare compresso in decenni di oppressione e sfruttamento che esplose con la caratteristica insurrezione popolare rivoluzionaria”.
“Piena solidarietà”, infine, “all’assessore Marta Illuminati, e l’invito a continuare con coraggio e senza esitazione l’importante lavoro che ha intrapreso”.