L’Autorità Nazionale Anticorruzione, con deliberazione n. 12 dell’11 gennaio 2023, avente ad oggetto “Comune di Teramo: Ricognizione e verifica delle procedure di affidamento dei lavori nelle annualità 2019, 2020, 2021”, ha formalmente sancito “la non conformità delle procedure di affidamento degli appalti di lavori attuata dal Comune di Teramo nel periodo tra il 2019 e la prima metà del 2022 (…) stante le riscontrate molteplici violazioni del principio di rotazione e del più generale principio del favor partecipationis, oltre che dei principi di economicità ed efficacia dell’agire della Pubblica Amministrazione”, invitando “l’Ente alle valutazioni di competenza e a dare notizia circa le eventuali determinazioni assunte nel termine di 30 giorni”.
“Come rilevato dall’ANAC, nei tre anni e mezzo indicati, il Comune di Teramo ha affidato un totale di soli 42 appalti di lavori (fra i quali ben 19 affidamenti diretti e 21 procedure negoziate, mentre soltanto 2 appalti sono stati aggiudicati tramite procedura aperta). Da questo quadro desolante emerge, innanzitutto, l’immobilismo dell’amministrazione comunale, la quale avrebbe dovuto affidare centinaia di appalti e, in secondo luogo, il dato incontrovertibile che soltanto il 4,76% degli affidamenti è stato aggiudicato tramite una gara pubblica aperta a tutti”.
A dirlo la candidata sindaca, Maria Cristina Marroni.
“Il Comune, bacchettato dall’ANAC, avrebbe dovuto cercare di diversificare maggiormente la scelta delle potenziali controparti contrattuali, ampliando la lista di operatori economici cui rivolgersi. Ciò a garanzia, non solo del principio di concorrenza e rotazione degli affidamenti, ma anche del principio di economicità ed efficacia della pubblica amministrazione”. La scelta della stazione appaltante, pertanto, ha violato il fondamentale principio del favor partecipationis, limitando in modo irragionevole la possibilità di partecipare alle gare ad altre imprese, non garantendo in tal modo né l’esplicarsi di una piena apertura del mercato alla concorrenza, né i risparmi di spesa potenzialmente derivanti da una più ampia gamma di offerte relative ai singoli lotti. L’ANAC ha reso noto che i responsabili delle ripetute violazioni di legge sono i Dirigenti dell’Area 6 e dell’Area 7 del Comune, entrambi a tempo determinato ed entrambi nominati fiduciariamente dal sindaco in carica. Se ne deduce che un’amministrazione seria avrebbe già dovuto adottare le contromisure del caso, quantomeno nei riguardi degli incaricati fiduciariamente alla gestione degli appalti comunali. È appena il caso di sottolineare, al riguardo, l’inspiegabile “impossibilità” per il Comune di bandire, da anni ed anni, un regolare concorso a tempo indeterminato per tali fondamentali figure, che continuano, invece, ad essere nominate a tempo determinato dal sindaco di turno”.
E ancora: “Considerato che il presidente dell’Autorità Anticorruzione, l’avvocato Giuseppe Busia, ha invitato il Comune a fare le dovute valutazioni sugli errori commessi e a dare notizia circa le decisioni assunte nel termine di 30 giorni a far data dalla pubblicazione della Deliberazione ANAC, e cioè dal 19 gennaio 2023, essendo ad oggi trascorsi quasi tre mesi da allora, è tempo sia che il sindaco D’Alberto si scusi pubblicamente per le molteplici e ripetute violazioni di legge commesse negli affidamenti degli appalti di lavori e sia che il primo cittadino risponda altrettanto pubblicamente su quanto è stato fatto per sanare le illegittimità e per evitare che continuino a compiersene a danno della concorrenza, dell’economicità e dell’efficacia della pubblica amministrazione”.
D’Alberto, alle precedenti sollecitazioni sul tema, aveva risposto così.