Teramo. Il presidente della Provincia di Teramo Diego Di Bonaventura replica alle polemiche del capogruppo di Abruzzo in Comune, Sandro Mariani, in merito agli impianti di Prati di Tivo, ancora chiusi.
“Noto qualche clamoroso vuoto di memoria, uno in particolare – commenta il Presidente – la Gran Sasso Teramano ha numerosi soci, e fra questi la Regione – quella Regione i cui uffici amministrativi hanno formalizzato il ritiro della concessione degli impianti prendendo per buona la tesi dell’Asbuc altro socio della Gran Sasso – e la Camera di Commercio. Questo è un dato di fatto: quindi perché lo stallo sarebbe colpa “solo” della Provincia e del Comune di Pietracamela, è abbastanza curioso: le decisioni le abbiamo prese insieme in Assemblea. Anzi le avete prese in Assemblea, io non c’ero in Provincia. Altro fatto. La Commissione di Vigilanza della Regione ci ha chiamato più volte, l’ultima qualche giorno fa, a relazionare sui fatti: quindi li conosce. Posso chiedere io, questa volta, cosa avete fatto voi?”.
“Qualcuno ha approfondito la vicenda dell’Asbuc e se le sue posizioni sono condivisibili sia sul piano giuridico che su quello del perseguimento dell’interesse pubblico? A quanto ne sappiamo i ricorsi presentati fino ad oggi dal Comune di Fano e dall’Asbuc non hanno avuto buona sorte di fronte ai giudici. Senza la concessione – che dipende dalla Regione e dalla sua controllata Asbuc – gli impianti non possono ripartire. Fatto incontrovertibile”.
“Altro fatto”, prosegue Di Bonaventura. “La precedente amministrazione, a governo centrosinistra sia in Regione che in Provincia, ha messo in liquidazione la società; la precedente amministrazione ha accumulato un debito con l’erario e non ha pagato l’Asbuc quando la società aveva i soldi in tasca”.
“Ultimo fatto”, conclude il presidente della Provincia di Teramo, “con coraggio, quello che non si è avuto in precedenza, abbiamo intrapreso la strada della liquidazione che voi avete decretato: un bene che apparentemente non valeva nulla e che nessuno voleva, adesso, è conteso ad un costo che ripagherà tutti i debiti, , anche quelli dell’Asbuc e del Comune di Fano Adriano, consentendo una vera “ripresa” non i panniccelli caldi che sono stati escogitati in questi anni, che non solo sono stati senza costrutto ma hanno aggravato la situazione debitoria della società. Va bene la contrapposizione partigiana, ma qui siamo al lancio dei fumogeni. Io aspetto che il fumo si dissolva abbastanza soddisfatto che la montagna sia tornata al centro dell’attenzione non solo della politica ma anche del mondo imprenditoriale”.