Atri. “In occasione del disastroso incendio che ha colpito il nostro territorio, abbiamo potuto constatare, ancora una volta, la grande considerazione che riscuote all’esterno, la nostra Atri. Un patrimonio inestimabile, questo, che deve essere conservato e valorizzato con impegno, intelligenza e amore”.
Lo hanno dichiarato, in una nota congiunta, Partito Democratico, Azione, Rinascimento Atriano e Atri al Centro, precisando che “ogni qualvolta ci accingiamo a sollevare un problema della città per contribuire alla sua soluzione, ci si pongono due opposte opzioni e in special modo, se si tratta del nostro Ospedale San Liberatore. Da una parte ci sembra giusto e sacrosanto denunciare il suo stato e la grave tendenza alla sua dequalificazione sistematica, dall’altra non ci sembra opportuno mostrare la verità che potrebbe nuocere al suo buon nome con delle ricadute negative. Ma rifuggiamo subito dalla ipotesi del nascondimento, in quanto riteniamo sia nostro dovere denunciare alla opinione pubblica, i fatti e le politiche nefaste.
Tutti gli sforzi dell’ opposizione, solitari e unitari, non sono bastati ad abbattere il
muro dell’incoerenza, dimostrato dalla nostra Amministrazione comunale sempre più
inconsistente e debole nell’arena politica teramana. Abbiamo sferzato, richiamato, pregato ad un’azione unitaria affinché si avesse la forza necessaria per poter richiedere ed ottenere quel giusto riconoscimento per la nostra storica struttura ospedaliera, ma vanamente. Si preferisce la solita riunione tra intimi, con le solite promesse da parte di una ASL provinciale che naviga a vista, con le trovatine di giornata per accontentare ora l’uno ora l’altro, smantellando reparti, ricomponendoli da un luogo all’altro, senza costrutto e vera programmazione. No! Non è questo il modo di fare Sanità. Anche in molte Regioni italiane assistiamo a sperpero di denaro pubblico, servizi sempre più scadenti e nessun ravvedimento per uno straccio di strategia nuova, mentre la sanità privata si arricchisce per l’insipienza
e molto spesso, il connubio di chi dovrebbe lavorare per la Sanità pubblica. Infatti,
nel nostro Abruzzo, assistiamo a balbettii mortificanti in mancanza di vera programmazione. Ed eccoci all’Ospedale S. Liberatore che nonostante i sacrifici per il Covid, ha subito anche altri tagli e aspetta una programmazione più degna alla sua storia, al suo valore e alla sua importanza nel comprensorio.
Non una parola contro questo scempio; solo promesse da parte della Direzione della ASL provinciale dove non contiamo più niente. I risultati sono: prima del Covid eravamo il sesto Ospedale in Abruzzo per numero di prestazioni. Dal 2018 ci sono stati più di cento pensionamenti che non sono stati rimpiazzati. Abbiamo perso 12 posti letto di Cardiologia e otto di Pediatria; la Cardiologia diventa ambulatorio h.12 con una reperibilità notturna; la Pediatria ambulatorio h.12 e carenza cronica di personale medico e paramedico che
impedisce di lavorare a pieno regime. Abbiamo l’ultima proposta che annuncia i cosiddetti ‘Ospedali di Comunità’ in Provincia, che, dicono, saranno due: uno ad Atri e l’altro a Teramo. Noi ribadiamo il nostro no all’ospedale di Comunità ad Atri perché creare nel ‘San Liberatore’ un ‘Ospedale di Comunità’ significa ‘l’inizio della fine’ del nosocomio atriano.
Su questi temi, invitiamo ad una discussione seria, le forze politiche, sindacali e i cittadini per aprire un forte contenzioso e una vera battaglia politica. Noi, da parte nostra, ci impegniamo alla massima attenzione non solo per la difesa, ma anche e soprattutto per il potenziamento dell’Ospedale. L’Ospedale di Atri ha bisogno di programmazione seria e sicurezza nel suo ruolo futuro sul territorio”, concludono.