Tortoreto, che fine hanno fatto i comitati di quartiere?

Tortoreto. Focus su comitati di quartiere. Ad accenderlo è Michele Ferrante, presidente dell’associazione Amici di Tortoreto, che rispolvera il concetto della democrazia partecipata ricordando quello che è stato l’iter, di approvazione del regolamento dei comitati di quartiere.
Il percorso è stato avviato nel 2010, ma ancora non completato, ragione per quale Ferrante rilancia la tematica chiedendo all’amministrazione comunale, ma anche partiti politici ed associazioni di avviare una discussione per far decollare in maniera definitiva il progetto.

“L’amministrazione comunale di Tortoreto nel 2010”, scrive Ferrante nela lettera, “ispirandosi ai principi di democrazia partecipata, promuovendo e favorendo la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politico-sociale del Comune ha suddiviso il proprio territorio in 8 quartieri. In ogni quartiere è previsto e ancora non attuato, la costituzione del corrispondente Comitato di Quartiere regolamentato da un apposito statuto approvato dal Comune con le seguenti finalità : “ Il Comitato in collaborazione con le Istituzioni, si prefigge di migliorare le condizioni di vita nel quartiere e si propone la discussione e la proposta per la risoluzione delle problematiche e portandole a conoscenza dei competenti organi istituzionali. Esso è apartitico, non ha alcun fine di lucro ed opera per fini socio-culturali, sportivi-ricreativi e solidali per l’esclusivo soddisfacimento degli interessi collettivi di tutto il territorio del quartiere…”
All’art. 4 del presente statuto comunale dice che la prima nomina degli organi avviene attraverso la convocazione dell’ Assemblea Generale del Comitato di Quartiere da parte del Sindaco mediante una capillare forma di comunicazione (manifesti, locandine, fonica, ecc.) indicando la data e il luogo prescelto per le votazioni.
Quindi si porta l’attenzione su questo tema l’amministrazione comunale di Tortoreto, i partiti politici, le associazioni per avviare una discussione su come concretizzare questa forma di democrazia partecipata che è già attiva nella vicina Giulianova”.

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