Pineto. “Basta”. Non usa giri di parole Robert Verrocchio, sindaco di Pineto, che invia una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi relativamente ai tagli del Fondo di Solidarietà Comunale. Una decisione che, stando alle parole del primo cittadino pinetese, non si traduce in ‘meno sprechi’ ma in minori servizi per i cittadini. Da qui la decisione di scrivere a Renzi, anche a fronte delle difficili condizioni in cui il Comune della cittadina adriatica si trova di conseguenza ad operare.
Di seguito la lettera di Verrocchio:
“Gentile Presidente del Consiglio,
le scrivo in qualità di sindaco di Pineto, una città abruzzese di circa 15 mila abitanti, che da luglio a settembre, in poco più di due mesi, si è vista tagliare il 41 per cento del Fondo di Solidarietà Comunale. Stiamo parlando di circa mezzo milione di euro in meno rispetto al 2013. Per l’esattezza, 472 mila euro.
Presidente, non ho alcuna intenzione di riconsegnare la fascia da sindaco, perché i miei cittadini mi hanno eletto per risolvere i problemi ed affrontare le situazioni difficili. Però, a nome dei miei concittadini, Le voglio dire una cosa: basta!
Quel 41 per cento di tagli da parte dello Stato non significano meno sprechi, Presidente, perché da anni i Comuni, e anche il mio, sono arrivati all’osso. Quel 41 per cento di tagli, per noi, rischiano di significare meno servizi per i cittadini, meno servizi sociali, meno pulizia per le strade, meno possibilità di aiutare le nostre scuole. Quei tagli, per noi, rischiano di significare meno possibilità di investire nel settore dove la mia città potrebbe e dovrebbe crescere, il turismo, e meno possibilità di intervenire sulla mitigazione del rischio idrogeologico, rischio che nella mia città c’è ed è forte. Qualcuno potrà dire che l’Unione Europea e le Regioni mettono a disposizione molti fondi per ovviare a questi problemi. È vero, Presidente. Lo so, e su questo fronte stiamo facendo tutto quanto nelle nostre possibilità. Ma per accedere a quei fondi occorre anzitutto una compartecipazione finanziaria, occorrono progetti, e questi progetti vanno elaborati, e da una parte con i continui tagli avvenuti anche negli anni passati il personale a disposizione dei Comuni è sempre meno, dall’altra, vista la mancanza di fondi, non possiamo permetterci di intercettare le figure professionali adeguate che giustamente vanno a scegliere il settore privato.
Presidente, la progettazione europea sarebbe per i Comuni una boccata d’ossigeno, ma se continua così rischiamo di arrivare alla paradossale condizione di non avere possibilità per accedere ai fondi e di non avere soldi per chiedere soldi.
Nell’attuale situazione, ogni anno ci troviamo ad elaborare un bilancio, e volendo essere virtuosi magari anche ad approvarlo per tempo per evitare di andare in dodicesimi, e alla fine vederci nell’impossibilità di realizzare i programmi stabiliti o ad andare ad aumentare le tasse locali, a causa dei tagli inaspettati che arrivano durante l’anno. Presidente, così facendo ai Comuni si sta togliendo qualsiasi possibilità di programmazione.
Presidente, Lei è stato sindaco, e saprà meglio di me che non è giusto identificare i Comuni come il ventre molle della finanza. Ieri forse era così, ma oggi non più. Oggi, semplicemente, noi sindaci dobbiamo combattere per mantenere quei servizi che costituiscono i diritti basilari dei cittadini. Io e la mia giunta abbiamo voluto devolvere parte della nostra indennità ad iniziative di carattere sociale, come ormai fanno tanti amministratori, perché noi la sofferenza e la povertà le vediamo ogni giorno in faccia.
No, noi non siamo spreconi. Presidente, vogliamo studiare dei parametri di virtuosità per gli enti locali, che se rispettati danno accesso a fondi e benefici? Io sarei pronto, e con me sono sicuro tanti altri. Tagliando sempre e comunque, non si incoraggiano le buone pratiche, perché ormai sono finiti gli spazi di manovra, a meno di non andare dietro alle tante proposte demagogiche. Le buone pratiche si incoraggiano tramite incentivi.
Però, nel frattempo, e sono sicuro di parlare a nome di tanti Comuni, una richiesta: Basta, Presidente, perché i nostri concittadini non ce la fanno più”.