Fondazione Tercas, Nuzzo: «Ci costituiremo parte civile nel processo a Di Matteo»

Teramo. Parla Mario Nuzzo e lo fa dopo le note vicende che hanno riguardato ultimamente l’istituto Banca Tercas.

Parla il presidente della Fondazione e non usa, quando può, giri di parole per affermare che farà di tutto per tutelare gli interessi della stessa Fondazione, nell’indagine penale ancora non conclusa a carico, tra gli altri, dell’ex direttore generale di Banca Tercas Antonio Di Matteo e dell’ex presidente Lino Nisii. «Il sogno è che presto la Banca possa tornare a svolgere la sua missione di cassa di risparmio – spiega – Ciò che è successo, ha danneggiato anche la Fondazione, ma sono fatti che riguardano il passato. Io dico di guardare al futuro. L’operazione di salvataggio è stata realizzata, per metterla in atto (con la Popolare di Bari; ndg) bisognerebbe chiedere lumi al commissario Riccardo Sora. La Banca Tercas deve tornare al servizio del territorio, essere abruzzese in due sensi: appunto, verso gli abruzzesi e magari con una componente al suo interno locale, che però dipenderà da altri».

Il presidente della Fondazione non si tira indietro nel parlare di ciò che è accaduto in Tercas sotto la gestione Di Matteo, che ha portato poi l’istituto al commissariamento: «Credo che la chiave sia nell’ostacolo alla vigilanza perpetrato – continua Nuzzo – Sarà poi l’indagine penale a chiarire il resto. Di certo tre ispezioni precedenti quella che ha portato al commissariamento da parte della Banca d’Italia, non hanno evidenziato anomalie. Si è impedito ai soci, ma anche alla stessa Bankitalia di controllare».

E in questo, Mario Nuzzo si dice disposto a percorrere qualsiasi strada per recuperare quanto perduto: «Faremo ricorso a tutti i mezzi per recuperare quanto possibile – afferma – Ci costituiremo parte civile in caso di processo e faremo azione di responsabilità, così come ho sentito è nelle volontà dei piccoli risparmiatori fare le loro mosse».

Capitolo Lino Nisii: «Nessuno di noi se lo aspettava – confessa – Pensavamo fosse il primo controllore, ma sarà l’indagine penale a dire tanto anche su questo. Tutti abbiamo avuto straordinaria fiducia nella banca proprio in virtù della sua presenza, quello che è successo dimostra quantomeno che non avesse più il governo dell’istituto. La verità è che nessuno può rimanere nello stesso posto troppo a lungo. Il commissario ha conservato lo stesso management del passato? I dubbi sono legittimi e condivisibili. Collusioni politiche? Sarà la Procura, eventualmente, ad evidenziarle».

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