Lo ha reso annunciato l’ex candidato sindaco della sinistra, Marco Borgatti, che ribadisce: “nulla sono valse le quasi mille firme della petizione popolare lanciata in difesa della “Farmacia bene comune” e il piano proposto per salvarla. Un piano basato sullo spostamento delle sedi ed uffici comunali in locali di proprietà del comune liberando così le casse pubbliche degli onerosi canoni d’affitto, potenziando al contempo i servizi della farmacia per aumentarne i pubblici benefici e gli utili. Il progetto suggerito avrebbe portato nel giro di dieci anni un guadagno di circa 1.600.000 euro. Il comune negli anni ha ribassato la base d’asta di oltre un milione traendo oggi un profitto ben al di sotto delle aspettative iniziali”.
Borgatti ricorda anche “che la struttura produceva attivi e che, con le modifiche normative recenti, poteva essere potenziata con servizi in aiuto della cittadinanza sempre più in difficoltà a causa della crisi che tutti viviamo. Oggi il comune si è trasformato in curatore fallimentare che svende il patrimonio comune. Con questa (s)vendita della farmacia si avrà una liquidità per “tappare qualche falla di bilancio” ma non risolverà nessun problema, li rimanderà solamente alle future generazioni che dovranno fronteggiare i problemi creati da altri con sempre minori risorse. Purtroppo quando un’amministrazione non sa guardare aldilà dell’oggi non ha nessuna possibilità di dare un futuro ai cittadini. Ormai a Roseto – conclude l’ex candidato sindaco della sinistra – da anni si naviga a vista rimandando problemi e svendendo beni comuni. Purtroppo il conto finale lo pagheranno i cittadini”.