Giulianova. Sul caso sollevato dai genitori dei pazienti della Piccola Opera Charitas di Giulianova, Mastromauro invoca la mobilitazione, mentre la Asl di Teramo, attraverso le parole del dirigente Valerio Filippo Profetta, chiarisce e smorza i toni.
“So che è elevato il rischio di interpretare la mia iniziativa come una furbata politica. Non è così, nel modo più assoluto, e spero davvero mi si creda. Tutti, ripeto tutti, abbiamo il dovere di batterci a favore delle persone che soffrono, dei meno fortunati, che hanno trovato sempre nella Piccola Opera Charitas chi li ha accolti e seguiti con amore, così lenendo la loro sofferenza e quella dei loro cari. E tutti dobbiamo batterci per la struttura voluta da Padre Serafino, che ha speso la sua intera esistenza affinché quelli che chiamava i “fratelli più piccoli” avessero un futuro meno cupo. E quando dico tutti, intendo veramente tutti, senza distinzioni di sorta. Qui dobbiamo corciarci le maniche e metterci assieme, senza nessuna distinzione, né di bandiere né di schieramenti e né di appartenenze. Insomma, dobbiamo essere un fronte comune, compatto. Perché davvero siamo tutti figli di Padre Serafino e fratelli di coloro che soffrono”.
Il sindaco Francesco Mastromauro stamane ha firmato un invito rivolto a tutti i consiglieri comunali, di maggioranza e d’opposizione, ai referenti delle formazioni politiche cittadine, nessuna esclusa (Forza Italia, Il Cittadino Governante, Impegno Civico “Art. 54”, Italia dei Valori, Linea Retta, Lista Civica “Mastromauro”, Movimento 5 Stelle, Partito dei Comunisti Italiani, Partito Democratico, Progresso Giuliese, Popolo della Libertà, Rifondazione Comunista, S.E.L.e UDC), ai presidenti dei Comitati di quartiere ed alle associazioni, a partecipare ad un incontro, fissato per il prossimo 3 ottobre al Kursaal, con inizio alle ore 20:30, per concordare una linea comune di iniziative a favore degli assistiti della Piccola Opera Charitas e del personale della struttura voluta da padre Serafino Colangeli.
“La data scelta per l’incontro, quella del 3 ottobre, è d’altronde significativa, anticipando di un giorno la festa di San Francesco. E mi piacerebbe, ma è ovviamente solo un mio auspicio, che si iniziasse da subito con una grande raccolta di firme, da organizzare tutti assieme, senza sigle, senza bandiere, affiancati gli uni agli altri dietro ai banchetti. Solo giuliesi che si battono per garantire il diritto alla salute dei soggetti più deboli ed indifesi, ed il diritto alla conservazione del posto di lavoro a chi se ne occupa, con dedizione e professionalità, operando nella Piccola Opera Charitas. Se ci fosse, sarebbe bellissima questa mobilitazione corale, compatta, nel nome della fraternità che tanto stava a cuore a Padre Serafino, a cui dobbiamo sempre eterna gratitudine. E sarebbe un segnale forte, veramente forte”, prosegue Mastromauro, “di unità e di amore, di passione civile e di sensibilità. In quel 3 ottobre, giorno che precede la festa di San Francesco, superando ogni steccato ed ogni particolarismo, daremmo anche dimostrazione di straordinaria maturità. Pertanto ringrazio da subito quanti decideranno di partecipare, confermando che sarà bandita ogni strumentalizzazione, ogni strategia furbetta di tipo elettorale. Coloro che parteciperanno a questa mobilitazione, spero davvero tutti, avranno il merito di scrivere congiuntamente un pagina davvero meravigliosa di Giulianova”.
Secondo Profeta, invece, la notizia “che, per disposizioni regionali, i pazienti ospitati presso la struttura in oggetto dovranno corrispondere parte della retta giornaliera a partire dal gennaio 2013”, “è destituita di ogni fondamento”.
Il dirigente Asl spiega che “la Regione Abruzzo, infatti, ha introdotto con l’articolo 14 del nuovo schema di contratto con le strutture riabilitative il principio che per quei pazienti ricoverati da molti anni in tali strutture e che ormai non necessitano più di prestazioni di riabilitazione (trattandosi di disabilità cronicizzate e stabilizzate con nessun margine di miglioramento) bensì di sole terapie di mantenimento, qualora non si possano trasferire in strutture più appropriate ai loro bisogni, possono restare nella struttura riabilitativa che già li ospita ma che le ASL corrisponderanno alla struttura la retta relativa al setting assistenziale appropriato e non a quello della residenza di riabilitazione. La gran parte dei pazienti ospitati presso la Piccola Opera rientra in questa categoria, si tratta di persone la cui disabilità non è più migliorabile e che necessitano di interventi socio-sanitario di mantenimento e accudimento (sono stati tutti valutati) e nello specifico sono affetti da disabilità psichica o sensoriale o anormalità psichica, talvolta combinate. La delibera regionale n. 662 del 1.8.2002 che fissa le tariffe per le prestazioni nelle R.A., specifica che le rette per i pazienti affetti da disabilità psichica, sensoriale o anormalità psichica la retta è a carico del S.S.N. nella misura del 100%. Per quanto sopra l’applicazione della norma contrattuale – conclude Profeta – non graverà assolutamente sull’assistito o la famiglia e la ASL si farà carico della corresponsione della retta giornaliera nella sua interezza”.
PICCOLA OPERA CHARITAS: BOTTA E RISPOSTA TRA CHIODI ED IL COMITATO FAMILIARI
Dopo le dichiarazioni di venerdì scorso su facebook del presidente della Regione, Gianni Chiodi, Il Comitato dei familiari dei ragazzi della Piccola Opera Charitas decide di affidare ad una lettera i loro dubbi raccolti in 4 punti.
La replica dal profilo facebook di Gianni Chiodi:
Gentilissimi familiari, Dovrei spiegare alcune cose: la prima e’ che la compartecipazione per le prestazioni di riabilitazione ex art 26 esiste in tutte o quasi le regioni ad eccezione dell’Abruzzo. Il ministero da anni ritiene che la nostra esenzionesia ingiustificata. Sto resistendo assumendone la responsabilità ma ci viene contestato ogni volta come inadempienza nei tavoli ministeriali e anche dalle altre regioni. . Ma se questo vale per la riabilitazione ex art 26, non può valere per altre prestazioni (per le quali esiste già la compartecipazione). Se la UVM (unità di valutazione multidisciplinare composta da medici e non da politici o burocrati) cambia il setting assistenziale vuol dire che la prestazione erogata non è quella per la quale in Abruzzo continuiamo ad avere l’esenzione, ma di tipo diverso per la quale tutti pagano la compartecipazione. In altre parole, sono i medici che definiscono la prestazione di cui il paziente ha bisogno e non altri. Tale circostanza ci è stata fatta rilevare dai carabinieri dei NAS perché configurerebbe un danno all’erario. Ergo non esiste possibilità diversa che rispettare la legge. Vorrei poi far notare che la riduzione del 5% per cento e’ conseguente alla riduzione del fondo sanitario che lo Stato italiano mette a disposizione delle regioni. Per l’Abruzzo questo taglio per l’anno in corso vale 50 milioni di euro. Se il nostro sistema sanitario non dovesse avere i conti in equilibrio, la legge prevede che il deficit venga coperto aumentando le tasse regionali a i cittadini della regione in deficit (vedasi Puglia, Campania, Lazio, Piemonte, Molise, Calabria e non so altre). Tuttavia, fermo restando l equilibrio, stiamo lavorando per escludere da tale taglio le prestazioni ambulatoriali e l’Adi come concordato con l associazione dei disabili. Nei limiti del possibile e della legalità, vorrei tranquillizzare, faremo di tutto, le nostre strutture stanno lavorando per questo. Ma se lo Stato dovesse ancora ridurre il fondo sanitario nazionale saremo costretti, tutte le Regioni, a richiedere una rivisitazione dei livelli essenziali di assistenza.
La lettera integrale del Comitato:
Egregio Signor Presidente,
abbiamo letto la Sua risposta su Facebook e la ringraziamo per la tempestività. Tuttavia le argomentazioni fornite non ci soddisfano e tanto meno ci tranquillizzano essendo dettagli e precisazioni che già si evincono da una lettura del decreto da Lei emesso e che nulla aggiungono al chiarimento del problema. Pertanto torniamo a ribadirle, in maniera più dettagliata, tutte le nostre perplessità:
1) É vero che le U.V.M. sono composte da medici e non da politici o burocrati, ma è altrettanto vero che le visite ai nostri familiari sono state effettuate senza la somministrazione di strumenti validati, necessari per stabilire i setting assistenziali appropriati secondo i L.E.A. (Livelli Essenziali d’Assistenza). Secondo lei è sufficiente fare una visita che si basa soltanto su semplici domande come ad esempio “Come ti chiami?”, “Quanti anni hai?”, “Ce l’hai una famiglia?”, “Ti piace dove stai?” per stabilire l’appropriatezza della prestazione? Ci sono pazienti giovani, del tutto incapaci di gestione nelle proprie autonomie personali, gravemente insufficienti a livello mentale, con note autolesionistiche che, secondo le U.V.M., dopo un anno di riabilitazione estensiva dovrebbero andare in una R.A.D.A., struttura ideata per accogliere pazienti adulti con delle abilità residue. Le sembra giusto che, dopo aver appena iniziato a recuperare le autonomie personali che prima non avevano, debbano essere improvvisamente trasferiti in una struttura dove i requisiti organizzativi del personale sono talmente minimi che è impossibile mantenere quelle prime autonomie recuperate?
2) Sulla questione della retroattività, dopo esserci informati, siamo venuti a conoscenza che i nostri familiari disabili hanno avuto in proroga l’autorizzazione al trattamento riabilitativo estensivo fino al 30 settembre 2013 dalle stesse UVM, su nota prima del Sub-Commissario Baraldi ed oggi del dott. Zuccatelli. Pertanto non vi può essere compartecipazione dal 1 gennaio 2013 perché si tratterebbe di somme di denaro richieste indebitamente e senza essere stati preventivamente informati.
3) Comprendiamo che la Regione Abruzzo da anni sta affrontando un piano di rientro per il debito sanitario e ha bisogno di raggiungere il pareggio di bilancio ma, a nostro parere, il criterio di intervento non può essere lineare senza tenere conto delle difficoltà supplementari che si vanno a creare a carico di persone fragili e sfortunate che già hanno avuto poco dalla vita: così si rischia che anche quel poco di buono che sono riusciti, con enormi difficoltà, a recuperare venga loro tolto. Se lo Stato ha ridotto i trasferimenti alle Regioni i tagli dovrebbero riguardare altri settori “più fortunati”. In altre Regioni è vero che è stata attuata la compartecipazione delle famiglie, ma sono state attuate spesso soluzioni perequative evitando di far pagare direttamente i disabili e le loro famiglie, agendo ad esempio mediante accordi con le fondazioni bancarie presenti sul territorio.
4) Nella regione Marche (dove notoriamente la sanità è a livelli di eccellenza) è stata effettuata la rimodulazione delle strutture, in tempi lunghi e graduali, senza effetti traumatici sui pazienti disabili creando in tempo le strutture adeguate rispondenti alle esigenze del malato. Perché, per una volta, non si prova a seguire una buona pratica messa in campo dai nostri vicini?
Il Comitato dei familiari dei ragazzi della Piccola Opera Charitas