Una decisione che apre una crisi che potrebbe portare anche alla fine dell’esperienza amministrativa del sindaco Di Centa.
Decisamente critica la posizione dei consiglieri dimissionari (Agnese testa, Angela Di Giammarco, Eleonora Cimini, Sergio Rossi, Giancarlo Foglia e Alfonso di Silvestro).
Il tutto è stato affidato ad una nota moto circostanziata.
La nota
Abbiamo inutilmente atteso che il Sindaco prendesse finalmente coscienza della situazione che si è venuta a creare dopo l’ingiustificabile “tradimento” del progetto politico “Si Può Fare Montorio e Frazioni” da parte di alcuni consiglieri e assessori, realizzatosi con la campagna di tesseramento diretta e indiretta nel Partito Democratico finalizzata a soppiantare la dirigenza del circolo comunale nel Congresso che si è tenuto ad ottobre 2017, al fine di garantirsi, presumibilmente, una continuità dell’impegno amministrativo nell’ambito dello stesso partito.
E’ così che si è infranto il “sogno”, non solo il nostro ma di tanti cittadini elettori che con il loro voto hanno creduto in noi, identificandoci come la migliore proposta alle elezioni di maggio 2014, una lista civica composta in gran parte da persone che si affacciavano per la prima volta all’impegno amministrativo, in netto contrasto con chi aveva governato il Paese negli anni precedenti.
Evidentemente il Sindaco è coinvolto in questa operazione dalla testa ai piedi, la presenza di parenti stretti nel nuovo direttivo del PD non è più soltanto un indizio, questa è la triste e cruda realtà!!! Abbiamo avuto la conferma che chi da quel partito ne era uscito sbattendo la porta, quindi lo stesso Sindaco Di Centa, il Vice Sindaco Guizzetti e l’Assessore Foglia, questi ultimi due addirittura firmando nel 2013 una mozione di sfiducia all’allora Sindaco Di Giambattista, con il quale si ritrovano adesso tutti insieme appassionatamente, ha lavorato in questi anni per rientrarci in pompa magna, alla faccia degli altri componenti della lista civica “Si Può Fare Montorio e Frazioni” che hanno pensato esclusivamente a mettersi al servizio della collettività, distanti anni luce da certi disgustosi giochetti all’interno di uno stesso partito.
Ebbene si, siamo stati il loro cavallo di Troia, avendo contribuito in maniera determinante alla vittoria della lista civica “Si Può Fare Montorio e Frazioni”, in quanto espressione del “nuovo” su cui molti hanno fatto affidamento, cittadini che oggi faranno sicuramente fatica a comprendere quanto accaduto, e che probabilmente non si sentono più coerentemente rappresentati da chi vuole stare con un piede in due scarpe. Oltre ai già citati Di Centa, Guizzetti e Foglia, bisogna aggiungere i consiglieri Petrarca e Scavuzzo e l’altro candidato Voconi, quest’ultimo ancora rappresentante della lista “Si Può Fare” al B.I.M., pur essendo contemporaneamente nel direttivo del PD di Montorio!!!
Questa è la politica che ci eravamo ripromessi di contrastare, e che invece si è riproposta come un’Araba Fenice proprio in casa nostra, per volontà di pochi.
Qualcuno si chiederà come mai non ci siamo dimessi immediatamente, perché costituirsi come nuovo gruppo consigliare “Si Può Fare Montorio e Frazioni 2.0.” ed attendere circa due mesi dalla concretizzazione del tradimento, per il quale, a dire il vero, c’erano state manifestazioni di attività in corso già molti mesi prima, che avevano portato alle dimissione dal ruolo di capogruppo del consigliere Rossi. Non certo per chiedere nuove deleghe o assessorati, facendo valere il peso maggioritario assunto in consiglio comunale, in quanto non siamo assolutamente interessati a poltrone o incarichi, ma soltanto al bene del nostro Paese. Abbiamo semplicemente sperato in un ravvedimento e nella possibilità che il progetto civico potesse andare avanti, e con esso il lavoro svolto fino ad oggi dal Sindaco e da tutti gli attuali dieci consiglieri e assessori, indistintamente impegnati nel dare concretezza all’attività amministrativa.
Abbiamo atteso invano segnali tangibili da parte del Sindaco, che si è sempre dichiarato “superpartes”, quindi “garante” del nuovo assetto, mentre in realtà si è sempre dimostrato sfacciatamente schierato con gli altri, i nuovi tesserati del PD e componenti del direttivo del circolo cittadino dello stesso partito, in quanto consiglieri o assessori comunali in carica.
Gli avevamo confermato la fiducia sia in occasione della costituzione del nuovo gruppo consiliare che dopo l’ultima riunione di maggioranza del 10 novembre 2017, in cui in realtà siamo usciti profondamente delusi dal trattamento subito, un comportamento che abbiamo stigmatizzato in quella sede e con una lettera indirizzata allo stesso Sindaco, protocollata nei giorni successivi, ritenendo gravissima la decisione di registrare la riunione con il telefonino, in segretezza, quindi senza la nostra preventiva autorizzazione. Successivamente abbiamo assistito ad ulteriori comportamenti ostruzionistici rispetto all’esercizio delle nostre deleghe.
Possono questi comportamenti considerarsi rappresentativi del ruolo di garante del Sindaco? Dove è andata a finire la fiducia nel nostro operato di amministratori e dove sta l’equidistanza rispetto a tutti i componenti della maggioranza?
Qualcuno ha preferito anteporre i propri interessi, la voglia di rivalsa e le ambizioni politiche rispetto ad un progetto civico che aveva appassionato e incuriosito tante persone, e tutto questo è avvenuto senza la necessaria trasparenza, senza quel doveroso rispetto che meritano gli uomini e le donne che di quel progetto ne avevano fatto l’unico motivo per mettersi in gioco. Parliamoci chiaramente, se si decide di percorrere una strada tutti insieme per provare a raggiungere un obiettivo, a metà strada non ci si può permettere di cambiare rotta, non si può decidere anche per gli altri con chi e dove traghettare la lista civica “Si Può Fare”, questo a casa nostra si chiama “tradimento”. E pensare che ci eravamo riproposti di essere una lista civica inclusiva, accogliente e dialogante con tutti, ma nello stesso tempo libera da lacci e lacciuoli ed in grado di interpretare l’impegno amministrativo per il proprio Paese con immutata dignità, capacità relazionale e forza contrattuale nei confronti di enti sovracomunali, governati oggi da qualcuno e domani da altri.
Ecco dunque le nostre dimissioni da consiglieri comunali, alle quali si aggiunge quella dell’assessore Alfonso Di Silvestro, con la riconsegna delle deleghe conferitegli.
Avremmo potuto interrompere immediatamente la consigliatura, quindi aprire ad un breve periodo di commissariamento e dare di nuovo la parola agli elettori, sarebbe bastato chiedere il coinvolgimento nelle dimissioni di un paio di consiglieri di minoranza; in alternativa avremmo potuto intraprendere la strada del consiglio straordinario per discutere la mozione di sfiducia al Sindaco.
La nostra decisione è invece quella di muoverci autonomamente, ritenendo concluso l’impegno politico amministrativo con questa maggioranza, ma lasciando comunque aperta la possibilità che il “trasformismo”, di cui ci sentiamo vittime, possa trovare una soluzione per dare continuità all’azione amministrativa, in caso contrario il Paese si preparerà a nuove elezioni, con l’auspicio che questa volta agli elettori ci si presenti liberi da ogni sorta di condizionamento.
Lo facciamo dopo aver garantito la conclusione di importanti atti amministrativi, oltre alle attività in corso e agli impegni assunti in queste ultime settimane, per noi la responsabilità viene prima di ogni altra cosa.
Ci piace concludere con un pensiero particolare a chi ha condiviso l’esperienza politico-amministrativa, a tutti coloro che ci hanno appoggiato e sostenuto fin dall’avvio del progetto civico ed in campagna elettorale, lavorando al nostro fianco, motivati dall’identico entusiasmo e voglia di cambiamento, grazie di cuore.
Infine l’ultimo pensiero, il più importante, va ai nostri concittadini, a coloro che hanno creduto in noi fin dall’inizio, a quanti ci hanno apprezzato strada facendo ma anche a chi ha avuto ed ha tuttora idee e visioni differenti. A loro spetta il giudizio del nostro operato e delle nostre scelte, da parte nostra abbiamo la serenità di aver impostato i comportamenti ad una visione di insieme del Paese, nel rispetto del tanto decantato “bene comune”.