Il riordino delle Province rompe ‘l’armonia’ nel Pd. Teramo Nostra rincara la dose

teramonostra_LAquilaIl riordino delle Province spacca il Pd teramano. L’atto d’accusa è arrivato ieri, quando Ilaria De Sanctis, Mirko De Berardinis, Lucia Verticelli e Antonio Topitti, esponenti locali di partito, si sono detti “profondamente delusi e offesi dalle feroci parole utilizzate nei confronti della nostra città dal capogruppo regionale Camillo D’Alessandro”.

E, senza mezzi termini, hanno puntato il dito contro i rappresentanti teramani in Consiglio Regionale, Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca. “Entrambi, infatti, non hanno proferito parola a difesa di Teramo Capoluogo” hanno aggiunto i “dissidenti”, minacciando l’inizio di una raccolta firme per indire un referendum con il quale chiedere il passaggio con la Regione Marche.

Oggi a rincarare la dose è l’associazione culturale Teramo Nostra, da subito in prima linea nella difesa di Teramo capoluogo e presente martedì scorso a L’Aquila alla manifestazione promossa davanti la sede del Consiglio Regionale.

La numerosa delegazione, si legge nella nota, ha riempito un intero autobus. Con manifesti e un grande striscione al seguito è stato promosso un sit-in di fronte al Palazzo dell’Emiciclo. Dopo alcuni interventi in Consiglio, il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, ha appoggiato la richiesta di Teramo Nostra di sospensione della seduta.

Durante la pausa, la delegazione teramana è stata ricevuta dai presidenti Chiodi e De Matteis e dai capigruppo Regionali. Si è concluso che, su richiesta di tutti i teramani, si arrivasse ad una delibera consiliare con zero province in Abruzzo e l’impegno della Regione a presentare ricorso alla Corte Costituzionale.

Alla riapertura dei lavori in Consiglio, “abbiamo però dovuto registrare il grave e fazioso intervento del capogruppo Regionale del Pd Camillo D’Alessandro che ha contrastato l’ipotesi zero Province, sostenendo al contrario la proposta delle 3 Province in Abruzzo, con la cancellazione della sola Teramo. Sconcertante, altresì, l’applauso del consigliere regionale Teramano Claudio Ruffini. Non possiamo fare altro che segnalare la non-difesa del capoluogo da parte dei consiglieri regionali teramani: Giuseppe Di Luca, Claudio Ruffini e Berardo Rabbuffo. Con amarezza registriamo questi comportamenti e continueremo a difendere Teramo in tutte le sedi e contro chiunque”.

 

Berardo Rabbuffo (Fli): ‘La proposta zero Province è vergognosa’

“La proposta Zero Province è una non scelta da parte di chi, al contrario, dovrebbe assumersi la responsabilità di decidere e fare proposte. Dare il proprio assenso al progetto Zero Province, così come inteso dal Consiglio regionale, significa lasciare campo libero al Governo, che è già orientato nell’accorpare la Provincia di Chieti a quella di Pescara e quella di Teramo all’Aquila. Questo significherà che entro due mesi tutti gli attuali Presidenti di Provincia saranno commissariati e i consiglieri e gli assessori provinciali torneranno a casa. Poiché siamo tutti d’accordo sull’eliminazione delle Province bisognava fare una proposta concreta e migliorativa rispetto alle due Province che sono state deliberate dal Consiglio delle Autonomie Locali. Ad esempio, come fare una Provincia unica che non avrebbe danneggiato nessun territorio. Giudico vergognosa la proposta Zero Province, che rappresenta pienamente la vecchia politica della furbizia. Una politica che si vuole ammantare di riformismo agli occhi dei cittadini ma che in realtà non decide nulla e si rimette miseramente alla ‘clemenza della Corte’. Di incostituzionale c’è solo la sua proposta: semmai sarebbe stato più logico impugnare la norma sullo ‘spending review’ che ha imposto questa procedura. Siamo l’unica Regione in Italia che si è comportata in maniera così ignava. Una presa in giro di tutti i livelli, dei Comuni, delle Province, delle Regioni ed anche di quei Parlamentari che al contrario votano ed hanno votato con cognizione di causa le proposte di Monti. Credo anche che le proteste che si sono viste non rappresentino appieno il sentimento della gente comune, che oggi più che mai vorrebbe una classe politica responsabile e che sappia decidere”.

 

 

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