Teramo. “L’avvio della procedura di revoca del direttore generale della Asl teramana non ha una valenza solo locale: il modello di sanità voluto da Chiodi vacilla proprio nella città che lo stesso Chiodi ha provato a trasformare nel suo feudo personale. Sono le crepe in un sistema che non regge”. Ad affermarlo è il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci che interviene così sull’avvio della procedura di revoca del direttore generale della Asl di Teramo Giustino Varrassi.
Secondo Paolucci c’è una sola verità: “al di là dei conti ragionieristici e delle parole di Chiodi, la sanità reale abruzzese è allo sbando, con un piano sanitario scaduto ed un nuovo piano ancora da ufficializzare, con una gestione autoritaria che snobba non solo le tante professionalità del sistema sanitario pubblico ma persino i rappresentanti delle istituzioni e dei cittadini. Chiodi dica dov’è il nuovo Piano, dov’è la rete di emergenza-urgenza, dov’è il piano per la riabilitazione extraospedaliera, dov’è il programma per la sanità territoriale, dove sono i nuovi ospedali, dov’è il piano sui laboratori. Lo dica una volta per tutte, perché mentre i suoi uomini mostrano limiti enormi, i cittadini sono costretti a liste d’attesa indegne di un Paese civile, ad un servizio che arretra, a disservizi che l’Abruzzo non merita. Dal primo minuto successivo alla fine dell’era Chiodi, dovremo ricostruire un sistema sanitario pubblico ripartendo dalle tante professionalità interne e dalle esigenze reali dei cittadini, e dimostreremo che si può razionalizzare la spesa senza umiliare il servizio sanitario”.
Punta, invece, ad una riforma dei criteri di scelta dei manager Asl il segretario provinciale del Pd, Robert Verrocchio, secondo cui la possibile rescissione del contratto di Varrassi “è sicuramente una bella notizia per la sanità teramana”.
“Ma a questo punto è necessario cambiare quel metodo che tanti danni ha provocato alla gestione dei nostri ospedali”aggiunge Verrocchio. “Modifichiamo la legge che regola le nomine dei direttori generali. Ci siamo informati preso vari legali, e abbiamo visto che è possibile. A fianco dell’albo previsto dalla legge nazionale, al cui interno il governatore ha piena facoltà di scegliere i vari manager, si può pensare ad una commissione terza, composta da autorevoli esponenti del mondo accademico, della medicina, dell’economia e della giurisprudenza. La commissione stilerebbe una classifica su cui il governatore si baserebbe per la sua scelta. Dobbiamo tornare a favorire il merito e la competenza rispetto alla fedeltà ad una tessera di partito. Il problema per la nostra provincia non era Varrassi, ma i suoi obblighi politici. È inutile cambiare la persona se non vengono cambiati i metodi di selezione. Cogliamo l’opportunità e modifichiamo una volta e per sempre i criteri di scelta del manager, che deve rispondere alle esigenze di un’azienda estremamente complessa e non alle esigenze della politica, come già la nostra assemblea provinciale aveva approvato all’unanimità”.