Teramo. “Nessuna pari opportunità se non garantiamo alle donne la libertà dalla paura: sono necessari al più presto i fondi per tenere in vita il centro anti-violenza”. A sostenerlo è Renato Rasicci, che ha voluto accendere i riflettori sulla tematica, inviando una lettera, che pubblichiamo di seguito, alla consigliera regionale di Parità, Letizia Marinelli, e all’assessore regionale alle Pari opportunità, Federica Carpineta.
“Sulla scia degli ultimi episodi di femminicidio, come quello di Enna, e dell’appello lanciato da Alberta Basaglia a livello nazionale sull’importanza di sostenere e potenziare la rete dei centri anti-violenza, conoscendo della vostra competenza e sensibilità in materia, voglio portarvi a conoscenza dell’attività svolta sul territorio del centro “La Fenice” della Provincia di Teramo, affinché vi facciate promotrici presso la Regione della necessità di erogare al più presto i fondi necessari a tenere in vita la struttura. C’è infatti una situazione di emergenza: il Centro al massimo entro due mesi dovrà chiudere per carenza di risorse. Siamo l’unica Provincia in Abruzzo a gestire un centro antiviolenza, presso il quale vengono erogati servizi essenziali per le donne maltrattate e vittime di abusi, che non avrebbero altri riferimenti sul territorio. Sappiamo che in merito alla questione c’è grande fermento e l’impegno diretto sia dell’assessore che della consigliera regionale di Parità, che ha convocato un incontro il prossimo 9 maggio all’Aquila. Le attività del Centro provinciale sono partite nel 2007, con i finanziamenti della legge regionale n. 36, successivamente, dal 2009, le attività sono proseguite esclusivamente a carico del bilancio della Provincia e siamo riusciti a mantenere, sia pure nella crescente riduzione di fondi destinati al sociale, lo standard dei servizi erogati dallo sportello, aperto per 4 giorni a settimana con cinque operatrici che offrono alle utenti assistenza di tipo psicologico, sociale e legale. Sempre nell’ambito delle attività del centro, abbiamo realizzato negli anni una serie di incontri di sensibilizzazione e di promozione rispetto al tema della violenza di genere nelle scuole, con il coinvolgimento di autorevoli esperti in materia, come il sostituto procuratore Laura Colica, il Vicequestore De Carolis, esperti della ASL, le operatrici del Centro “La Fenice”, e distribuendo in queste occasioni circa 6mila card informative a tutte le studentesse delle scuole superiori del territorio. Mi piace ricordare, inoltre, che come Provincia siamo capofila di un progetto già presentato al Dipartimento per le pari opportunità, denominato “Maia”, per la realizzazione di una casa rifugio di livello regionale per l’accoglienza delle donne vittime di abuso e dei loro minori. Va tuttavia fatto presente che se finora, contando unicamente sulle risorse dell’Ente, siamo riusciti a tenere in vita il Centro, ci sarebbe necessità di completare il percorso della presa in carico delle donne che subiscono forme di maltrattamento, che spesso si manifestano in ambito domestico sotto forma di un crescendo, coniugando le attività di assistenza erogate tramite sportello con attività di accoglienza vera e propria, che consentano di portare le donne in situazioni di rischio in un contesto protetto per tutto il tempo necessario. Va da sé che tutte queste attività non possono essere demandate al sempre più ridotto bilancio provinciale o al volontariato delle operatrici del centro, che percepiscono una remunerazione veramente esigua a fronte della qualità e quantità del lavoro richiesto, ma occorrono i necessari fondi per garantire la sussistenza e il potenziamento di una struttura che eroga un servizio essenziale, del quale c’è sempre più bisogno, come confermato dall’allarmante dato che nel 2011 una donna ogni tre giorni è stata uccisa nel nostro Paese per mano di un uomo, un parente o un conoscente. Un fenomeno in pericoloso aumento, come dimostrano le rilevazioni nei primi mesi del 2012, e anche sul nostro territorio, come confermato dall’aumento di richieste al centro antiviolenza provinciale, dove ci sono lunghe liste di attesa di utenti che necessitano di urgente presa in carico. L’auspicio è che quindi a livello regionale, si dia seguito agli impegni presi e si acceleri l’iter per l’erogazione dei fondi necessari a garantire un servizio essenziale, finalizzato alla liberazione delle donne dallo stato di paura, che è poi precondizione di qualsiasi seria e concreta politica per le pari opportunità”.