Teramo Lavoro, il destino segnato dei dipendenti

teramo_lavoro_febTeramo. “L’amministratore unico della Teramolavoro ha veramente esagerato”. E’ quanto dichiara in una nota Monia Pecorale della Cgil, la quale riferisce che, “in una assemblea convocata qualche settimana fa, l’amministrazione della società ha suggerito ai dipendenti di firmare il contratto di lavoro futuro con una sorta di liberatoria per quelli precedenti, evidentemente non corretti, affinché potesse procedere alla proroga: solo 9 lavoratori su 110 hanno firmato la liberatoria. Nell’assemblea di ieri, la società ha tentato di convincere i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro per colpa dei sindacati e dell’Assessore regionale al lavoro che non erogherebbe i fondi necessari per garantire servizi ai cittadini e gli attuali livelli occupazionali. La questione non è ovviamente così semplice né corrisponde al vero”.

La Funzione Pubblica della Cgil Teramo, nel considerare antisindacale tale atto, lo giudica non tollerabile e ritiene non più rinviabile la denuncia. “Più volte abbiamo cercato il confronto e l’accordo fino in fondo” aggiunge “per questo riteniamo che la convocazione dei lavoratori all’assemblea mentre era ancora in corso un tavolo di trattativa sindacale sia sconcertante. Il tutto è avvenuto nello sprezzo totale del ruolo di rappresentanza del sindacato e chiaramente approfittando di una evidente debolezza dei lavoratori che dal 2 maggio potrebbero ritrovarsi senza lavoro. I percorsi che potrebbero portare ad una soluzione lavorativa per i 110 lavoratori devono essere paralleli: uno passa per il coinvolgimento dell’Assessore regionale al lavoro, Paolo Gatti, che si è già reso disponibile ad ogni eventuale altro incontro e ha già dichiarato che trasferirà le somme disponibili (non del tutto sufficienti, ma sarebbero un sostanziale aiuto). L’altro passa per il tavolo di confronto con la società e il suo socio unico, il presidente della Provincia Valter Catarra. A questo tavolo, finora, non sono state date risposte convincenti. Si è parlato di partite iva e di interinali: soluzioni inaccettabili perché infinitamente più costose (circa il 27 per cento in più dell’attuale costo per ogni lavoratore) e inadeguate perché potrebbero chiamare solo circa 25 lavoratori su 110, un numero insufficiente a garantire i servizi. La società ha sostenuto di non poter procedere alle assunzioni per i lavoratori dei centri per l’impiego per mancanza di risorse, ma allora perché non le fa neppure per i 43 lavoratori che vengono pagati con i soldi dell’Ente? Di soluzioni ce ne sarebbero tante, soltanto si avesse la volontà di intraprenderle. Altrimenti si dovrebbero rigettare con delle motivazioni concrete e plausibili. Apprezzabili la disponibilità del presidente Catarra e l’atteggiamento dell’assessore Guardiani e del vice presidente Rasicci che, in uno degli ultimi incontri sindacali, si sono coraggiosamente schierati dalla parte dei lavoratori perché le risposte dell’amministratore unico alle proposte sindacali non erano convincenti. La Funzione Pubblica della Cgil Teramo non ci sta più a sentire chiacchiere inutili e inconcludenti. Per manifesta incapacità si chiede, pertanto, all’amministratore unico della Teramolavoro di fare un passo indietro e dimettersi. Si chiede che tutti i servizi esternalizzati vengano re-internalizzati attraverso la gestione diretta dei dirigenti preposti. Si proceda a nuove selezioni poste in essere, questa volta, da veri esperti della materia: magari da qualche dirigente dell’Ente Provincia punito per non aver voluto assecondare le decisioni dell’amministratore unico. Si chiede all’assessore Paolo Gatti di trasferire al più presto ai centri per l’impiego le somme disponibili, così da poter garantire la continuità dei servizi alla cittadinanza e la stabilità occupazionale dei lavoratori. Si informano tutti i soggetti coinvolti che, per la tutela dei servizi e dei lavoratori, la scrivente Federazione non indugerà a intraprendere forti azioni di contrasto”.

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