Una secca contrapposizione contro un modo di fare politica che non piace, vista anche l’emergenza che la città sta vivendo che non deve diventare “l’occasione per soddisfare con ulteriori assessorati le esigenze di potere di gruppi politici autoreferenziali o la scusa per nascondere il disastro politico e amministrativo prodotto in questi anni, in ogni settore, da tutti gli attori del centrodestra teramano”.
Il capogruppo del Pd al Consiglio comunale di Teramo, Gianguido D’Alberto, tuona contro le ipotesi finora non smentite sul possibile “riallargamento” della Giunta”, a otto, nove o addirittura dieci assessori, che, in una fase di predissesto finanziario, rappresenterebbe solo un “inaccettabile schiaffo ad una comunità cittadina già penalizzata dalla fallimentare politica posta in essere negli oltre 10 anni di modello Teramo”.
Per il capogruppo del Pd, infatti, la maggioranza in crisi permanente, starebbe fuggendo dal confronto in Consiglio comunale, tenendo in ostaggio l’attività politica e amministrativa cittadina, che si ritrova per l’ennesima volta a dover vivere “il penoso rito dello spostamento delle pedine al solo fine di prolungare l’agonia dell’amministrazione attraverso la gestione e l’occupazione di ogni spazio di potere”. E ricorda il bluff del “patto di prospettiva”, così come le parole espresse dal gruppo Teramo Soprattutto che avrebbe ritenuto accettabile solo una Giunta di qualità formata da sei assessori.
“La nostra città”, scrive D’Alberto in una nota, “non merita più questo sistema di gestione del potere che ha occupato ogni spazio, un sistema dal quale va liberata senza che ad esso se ne sostituiscano altri, simili nei metodi, anche se di diverso colore o appartenenza politica. Questa è l’unica missione a cui siamo chiamati, etica prima che politica. Sollevare lo sguardo dai propri orticelli e dai destini dei singoli capi o capetti di ogni parte politica per rilanciare il destino collettivo e il ruolo centrale della città di Teramo e tramite essa di tutto il territorio provinciale”.