Teramo. Tre punti nascita sono troppi per la provincia di Teramo? Secondo il commissario ad Acta, Gianni Chiodi, si, ne basterebbe solo uno. E allora che fare? Tagliare, ovviamente. Una situazione che, secondo i consiglieri regionali del Pd, Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca, potrebbe rendere sempre più difficile partorire per molte donne teramane.
Considerato anche che la provincia di Teramo è l’unica sprovvista del servizio neonatologia di I livello. Una situazione tutt’altro che remota, secondo i consiglieri, visto che ogni anno la provincia registra una mobilità passiva pari a circa 700 nati al di fuori della provincia di Teramo. Il risultato sono milioni di euro che la Asl di Teramo paga, ad esempio, alla regione Marche.
“La certezza dei punti nascita e dei reparti di ostetricia per la tutela delle donne e dei neonati deve essere salvaguardata in Abruzzo ed in particolare nella provincia di Teramo” dicono Di Luca e Ruffini. “I processi di razionalizzazione che stanno coinvolgendo anche altre regioni italiane riguardano punti nascita con meno di mille parti l’anno considerati oggi insufficienti a garantire un buon servizio. Ma con i numeri che abbiamo nella provincia di Teramo, due punti nascita non sono uno spreco ma una necessità oltre ad essere un diritto “.
Non è tutto. Secondo l’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, è possibile avere un punto nascita ogni mille nati. Con 2106 nati nel 2010 in provincia di Teramo, dunque, “non è pensabile avere un solo punto nascita”.
Come spiegano ancora Ruffini e Di Luca, vi sono delle chiare ingiustizie nella proposta del Commissario alla Sanità. Anzitutto “il parametro nazionale stabilito nell’accordo Stato-Regioni di 1000 nati annui per avere un punto nascita non viene rispettato per tutte le province abruzzesi”. Secondo la proposta della Regione, infatti, L’Aquila avrebbe due punti nascita su 2196 nati nel 2010, Chieti tre, su 3827 nati nel 2010, Pescara uno, su 2591, Teramo sempre uno su 2196.
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AQUILA |
CHIETI |
PESCARA |
TERAMO |
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Totale nati nel 2010 per ASL |
2196 |
3837 |
2591 |
2106 |
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Punti nascita(Ostetricia e Ginecologia) |
2 |
3 |
1 |
1 |
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UOC area pediatrica |
3 |
4 |
2 |
1 |
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Rapporto nati 2010 per punto nascita(Ostetricia e Ginecologia)
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1098 |
1279 |
2591 |
2106 |
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Rapporto ai nati 2010 per UO Pediatrica |
732 |
959 |
1295 |
2106 |
“Non vi è omogeneità territoriale nell’applicazione dell’Accordo” aggiungono “in quanto Teramo e Pescara con 2106 e 2591 nati nel 2010 annui dovrebbero avere ciascuna un solo punto nascita contro i due punti nascita dell’Aquila ed i tre di Chieti. Se il parametro stabilito dall’Accordo Stato-Regioni è di un punto nascita per ogni 1000 nati è evidente che Teramo registra un parametro quasi sufficiente da sé per mantenere gli attuali tre punti nascita, avendo con i 700 nati circa fuori provincia, un totale di nati nel 2010 pari a 2800. In ultima analisi, comunque, alla provincia di Teramo dovrebbero essere assicurati almeno due punti nascita, con due Unità Operative di pediatria e neonatologia di I livello, rispettando così sia il parametro nazionale sia l’omogeneità territoriale”.
Ruffini e Di Luca, dunque, esprimono il loro profondo disaccordo nei confronti della proposta avanzata dal Commissario Chiodi, “in quanto tende a smobilitare l’organizzazione sanitaria della provincia di Teramo accentuando la mobilità passiva fuori provincia e fuori regione”.
Per questo, i consiglieri del Pd hanno inviato una lettera al Governatore, nella quale lo invitano a ripensare la proposta di riorganizzazione dei punti nascita.