Prevenzione tumori: dimezzati i test di screening nel Centro regionale di Atri

atri_ospedale.jpg1Atri. “Nell’Abruzzo di Chiodi purtroppo anche l’attività di prevenzione è allo sfascio”. Il Consigliere regionale del Pd, Claudio Ruffini, commenta così la notizia relativa al dimezzamento dell’attività di screening nel Centro regionale sui tumori di Atri.

In sostanza, spiega Ruffini “possono essere accettate all’esame di screening solo le donne che hanno ricevuto una lettera di convocazione. Le altre non possono fare il test HPV gratuito, anche se è un loro diritto essendo trascorsi tre anni dal test precedente. La lettera di invito è uno dei punti importanti dello screening, ma la presenza dei consultori familiari che da sempre si occupano e coinvolgono le donne nella prevenzione del tumore dell’utero ha determinato il libero accesso delle donne al pap test anche al di fuori della lettera di convocazione. Tale situazione ha avuto come conseguenza un calo notevole dei test effettuati: nella Asl di Teramo si è passati dai 1.917 HPV refertati nel 2010 ai 264 HPV refertati nel 2011, di fatto comportando uno scarso utilizzo del personale sanitario con ulteriori costi a carico della collettività anche perchè ogni Asl deve affittare o comprare le attrezzature per effettuare i test (HPV e PAP test di secondo livello) assumendo biologi che effettuano gli esami”.

Insomma, si parla tanto dell’importanza della prevenzione, ma in questo caso “la salute delle abruzzesi è sempre di più a rischio. La provincia di Teramo perde un importante punto di riferimento per la diagnostica femminile, mentre si conferma che il centro-destra non ha a cuore il destino del presidio ospedaliero di Atri ormai privato di ogni servizio essenziale. Questo accanimento nei confronti di Atri da parte della giunta regionale più teramana di sempre è davvero incomprensibile”.

Il Consigliere regionale ha presentato, dunque, un’interpellanza al presidente Gianni Chiodi, nella quale chiede perché “sono stati soppressi i tre Centri regionali, tra cui quello di Atri, ed al momento qual è la soluzione alternativa per garantire i servizi visti i dati recenti che mostrano la quasi cancellazione del servizio”.

E, a proposito di ospedale atriano, non si placano le polemiche relative ai progetti di “ridimensionamento”, che lentamente stanno assumendo i contorni del “campanilismo” e di quella politica poco attenta alla tutela della salute e più interessata a tutelare il “proprio orticello”. Parliamo dello “scontro” tra Giulianova e Atri, dopo le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal consigliere comunale giuliese Mimì Di Carlo, che ha definito “necessario” il nuovo ospedale di Giulianova ed ha invitato i politici atriani ad “aprire una casa di riposo, per riposarsi dalle proprie idee malsane”.

“Al colore delle poco opportune dichiarazioni di Mimi di Carlo” replica il capogruppo del Pd al Consiglio Comunale di Atri, Gabriella Liberatore “risponderemo con il blu del ciclo del De Litio, con il bianco della pietra della nostra magnifica cattedrale, con il rosso dei broccati del Teatro Comunale, senza sentire il bisogno di ricordargli che gli atriani hanno avuto sempre grandi idee, considerato lo scrigno che è la Città Ducale”.

E sull’argomento, interviene anche il coordinatore atriano dell’Udc, Pierluigi Mattucci. “Alcuni deliri contro gli atriani provenienti dal PDL di Giulianova non meritano risposta” commenta. “Si sa, infatti, che con chi ha una certa età ci vuole pazienza ed anche molta; altri particolari, invece, non possono essere taciuti. Questa vicenda, altre che si addensano all’orizzonte, l’oblio della Provincia nei confronti di Atri e di tutto il territorio comprensoriale, profilano un futuro fosco per la nostra comunità, orfana del suo Sindaco e della sua Amministrazione, prona se non connivente, e di propri rappresentanti politici in Regione. La storia insegna che una comunità civile quando viene umiliata, come sta avvenendo per Atri, prima o poi si ribella. Bisogna ribellarsi, manifestando la propria rabbia. Atri non fu suddita nemmeno di Roma, figuriamoci di Teramo/Giulianova. E’ il tempo di chiamare a raccolta tutta l’area che gravita attorno all’Ospedale per dire addio a chi ci prende a calci. E’ il tempo di programmare tutti gli strumenti di legge perché sia ridisegnata la geografia regionale perché Atri e tutto il sud Vomano passino alla Provincia o area vasta di Pescara. Resterà così Teramo, accentratrice, matrigna e miope, la sua montagna e Giulianova, cioè quell’asse che si vuole privilegiare e si vedrà che è ben poca cosa. A mali estremi, estremi rimedi”.

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