Atri. “Siamo pronti a ricorrere contro il provvedimento della Asl che ancora una volta mira a colpire i reparti dell’ospedale San Liberatore di Atri. Sono scelte che definire strumentali è quasi superfluo. Un percorso politico voluto dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, e messo in atto dal direttore generale della Asl, Giustino Varrassi, per riconvertire, senza colpo ferire, l’intero ospedale”.
Il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, torna sul campo di battaglia che vede l’ospedale atriano al centro delle attenzioni della politica sanitaria della Asl.
“Da domani, 2 settembre, il reparto di Psichiatria sarà operativo solo per dodici ore” spiega il primo cittadino pinetese “e tra dieci giorni stessa sorte toccherà al reparto di Urologia. A ciò si aggiunge la spada di Damocle del taglio dei posti letto. Siamo in attesa della sentenza del Tar, si rischia di arrivare ad appena 110 posti a disposizione, appena dieci in più di quelli che porterebbero alla riconversione dell’ospedale. A quel punto i giochi di Chiodi e Varrassi sarebbero completati. Il loro disegno troverebbe soluzione a discapito dei cittadini, non solo della costa sud della provincia di Teramo ma anche di tutte quelle aree interne della Val Fino.
Monticelli vuole spiegazioni, chiarimenti, certezze che ad oggi non ci sono state.
“Ci hanno incantato e illuso con progetti di rilancio, con prospettive che andavano a potenziare la struttura ospedaliera. Oggi i cittadini per ricoverarsi devono scegliere altre soluzioni. Una sanità che certamente così non è utile”.
E sulla riorganizzazione del San Liberatore interviene anche il Pdl atriano, che per bocca dei coordinatori Francesco Filiani e Domenico Felicione (rispettivamente assessore ai Lavori Pubblici e alla Cultura, nonché coordinatore comunale di partito il primo e vicesindaco il secondo), esprime quella che gli stessi definiscono una posizione di “responsabilità”.
“Tutte le vicende relative alla struttura” commentano “rappresentano la fase attuativa di un piano di riassetto sanitario che è stato ampiamente discusso in Consiglio Comunale, illustrato alla cittadinanza dal manager Giustino Varrassi e dal presidente Gianni Chiodi, intervenuti in una pubblica assemblea nel marzo scorso e da una conferenza stampa alla presenza dei vertici aziendali della Asl”.
Sulla trasformazione del reparto di Urologia in day surgery, la decisione pare sia stata presa “nel quadro della riorganizzazione dei servizi sanitari dell’intera Asl, che prevede la dotazione al reparto di Atri di un Litotritore, macchinario unico a livello provinciale, per il trattamento delle patologie epatiche”. Ed è su questo punto che i due coordinatori sembra vogliano chieder conto: a che punto si trova l’iter per la dotazione al San Liberatore dei macchinari e delle attrezzature annunciate per la struttura? Il riferimento è ai più volte annunciati litotritore, Tac a 16 strati, Gamma camera e risonanza magnetica.
“Nel mondo industriale” aggiungono “la dismissione di una linea produttiva deve essere contemporanea alla creazione di una nuova. Se questo non accade, se si pensa solo a dismettere, la produzione si blocca”. Ed è da questa frase che emerge la novità: per la prima volta un rappresentante del Comune, anzi due, parla di “dismissione”, termine sin qui sempre respinto.
“Ci hanno convinti che una riorganizzazione è necessaria” dicono ancora “ma a fronte di questa erano state annunciate nuove dotazioni strumentali per il San Liberatore che non arrivano. Quanto l’ospedale atriano deve ancora aspettare? Per quanto tempo ancora i pazienti devono attendere?”.
Questa è la voce del Pdl atriano, che è comunque il partito di maggioranza atriano. Entrambi tengono a precisare che “non si tratta di un atto di sfiducia nei confronti di nessuno”, ma vogliono ricordare che “gli impegni di fronte agli elettori sono stati presi da tutti. Non stiamo qui a ricordare quanto difficile sia far digerire un piano di riordino, ma se le Istituzioni non ci aiutano la gente è disorientata. Ad oggi ci sono stati solo i tagli. È ora che alle promesse seguano i fatti. Altrimenti chi si oppone a questa amministrazione regionale avrà gioco facile nel seminare allarmi e discredito”.
Si attende, a questo punto, il parere del sindaco Astolfi: seguirà la linea del suo partito o continuerà a sostenere che il San Liberatore uscirà “potenziato” dal Piano di riordino?