“L’Ugl Credito indirà a breve assemblee in tutte le piazze, in cui è presente il Gruppo, per spiegare il rifiuto a firmare un accordo lesivo della dignità dei lavoratori e per promuovere un referendum utilizzando sia le assemblee sia gli strumenti consentiti dalla tecnologia”.
Lo annuncia in una nota il Coordinamento Ugl Credito del Gruppo Banca Popolare di Bari in merito all’accordo di fusione di Tercas e Caripe in Banca Popolare di Bari, sotto scritto “sottoscritto, dopo una repentina giravolta, il 19/7/2016 da Fabi, Fisac-Cgil, First-Cisl, Uilca-Uil e Unisin”.
“Si tratta di un accordo – spiega la nota – firmato in attuazione di un ennesimo piano industriale, che lascia all’azienda mano libera per la risoluzione forzosa dei rapporti di lavoro mediante il ricorso alle legge dei licenziamenti collettivi 223/91 e che introduce un odioso e pesante contributo di solidarietà obbligatorio a carico dei dipendenti, che comporterà un astensione dal lavoro per circa 40 giorni in 4 anni (10 giorni all’anno). Tutto ciò a fronte di amministratori, consiglieri e sindaci della Banca Popolare di Bari che hanno sensibilmente incrementato, rispetto al 2014, i loro già lauti compensi e di esorbitanti costi per le consulenze, per le spese amministrative ormai fuori controllo, per gli onerosi e inutili contratti di collaborazione, per gli spropositati benefit e per i dispendiosi incentivi”.
“È moralmente inaccettabile che le scelte aziendali operate in questi anni debbano essere totalmente scaricate sui lavoratori, nonostante i risultati importantissimi da loro conseguiti. Per queste ragioni, chiediamo una chiara, decisa ed immediata inversione di tendenza che possa consentire alla Banca Popolare di Bari di recuperare, autonomamente o meno, quel ruolo di agente sociale ed economico di cui i dipendenti, i soci ed i clienti hanno bisogno”