Teramo. Non demorde la componente comunista del panorama politico teramano, che dopo i recenti divieti del prefetto Eugenio Soldà, ha deciso comunque di manifestare. L’appuntamento è per domani, sabato 8 gennaio, dalle ore 17.30 presso la sede di Rifondazione Comunista in piazza Martiri Pennesi. “Un concentramento antifascista” si legge nella nota “per ricordare la data del 23 dicembre 2009 e per affrontare insieme il tema della repressione che a Teramo in questi giorni è più forte che mai”. L’iniziativa si svolgerà nella sede e non in piazza proprio a causa dell’ordinanza che ha istituito una “zona rossa permanente” nel centro di Teramo.
Nel frattempo, anche il Partito Democratico della provincia di Teramo è sceso in campo contro la decisione di vietare ogni tipo di manifestazione pubblica “diretta a richiamare l’attenzione su particolari problematiche o a rappresentare alle Istituzioni ed all’opinione pubblica dissensi e proteste”.
Il segretario provinciale, Roberto Verrocchio, ha infatti scritto una lettera al prefetto per informarlo del disaccordo dei suoi componenti in merito. Come si legge nelle righe della missiva, “Pur comprendendo la ratio del decreto che Lei ha sottoscritto, teso a placare il clima di paura, il Partito Democratico di Teramo ritiene che il “far di tutta l’erba un fascio” non sia il rimedio migliore da assumere. La nostra analisi, seppur condotta con lo spirito di cui sopra, ci ha portato comunque a dover necessariamente stigmatizzare il divieto di organizzare tutte le manifestazioni pubbliche “dirette a richiamare l’attenzione su particolari problematiche o a rappresentare alle Istituzioni ed all’opinione pubblica dissensi e proteste”. Questo, in altri termini, vuol dire che nessuno – nella zona rossa – potrà rappresentare problematiche o pensieri non conformi alle attuali maggioranze politiche e amministrative. Ma la “zona rossa” è storicamente, per Teramo, l’agorà, il luogo della democrazia, il centro economico e politico della città e, dunque, manifestare in zone periferiche toglie ogni significato simbolico all’eventuale protesta civile”.
Per questo motivo, il Pd provinciale si appella al prefetto, affinché venga rimodulato il decreto in oggetto per tutelare le libertà previste dagli art. 17 e 21 della Costituzione, considerando che tutte le manifestazioni pacifiche, che si sono svolte da sempre in città, sono state e continuano ad essere uno dei migliori strumenti del confronto democratico.