Teramo, Cordoni (Sinappe): “la politica ignora il carcere di Castrogno”

carcere_castrognoTeramo. Che fine ha fatto il tanto acclamato piano carceri? E l’annunciata detenzione domiciliare? È quanto si chiede Giampiero Cordoni, segretario regionale del Sinappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, che torna a parlare della situazione vissuta all’interno del carcere di Castrogno.

Una situazione sempre più al limite del sostenibile, con agenti penitenziari che diminuiscono sempre più, a causa dei numerosi tagli, a fronte di un aumento sconsiderato di detenuti.

“Per l’ennesimo anno consecutivo” scrive Cordoni in una nota “abbiamo assistito a quanto effimero sia l’interesse della politica e della così detta società civile nei confronti del mondo carcerario. Ancora una volta, a luglio e agosto, abbiamo letto e sentito una quantità incredibile di dichiarazioni di intenti che puntualmente sono rimasti tali. Fisiologicamente, come tutti gli anni passati, questo asfissiante interesse è cessato ai primi giorni di settembre. Oggi, nella vita di un Istituto penitenziario come quello di Castrogno, nulla è cambiato”.

La Polizia Penitenziaria, spiega, continua ad impoverirsi nei numeri, a convivere con le difficoltà di tagli di investimenti e con una gestione locale fallimentare. Per quanto riguarda, invece, i detenuti, continua il sovraffollamento nelle Sezioni Comuni-Sex offender e Tossicodipendenti. “Continua il disinteresse per ogni forma di reinserimento o addirittura per una semplice proiezione di un film o di qualsiasi altra forma di spettacolo . Il vero segnale di attenzione della politica ai problemi del carcere, lo abbiamo vissuto il 15 agosto con la visita del Ministro Rotondi con relativa suocera. Nemmeno Castrogno fosse stato uno zoo con animali rari in gabbia. Naturalmente, ma non poteva essere altrimenti, nulla è cambiato da quella gita fuori porta. Il lavoro che svolge la Polizia Penitenziaria ha una valenza sociale determinante. Solo che, per colpa di circuiti che ad un certo punto si interrompono, non abbiamo più gli strumenti per farlo e oggi Castrogno è diventato un luogo dove l’unico aspetto prevalente è quello custodiale: apriamo e chiudiamo un cancello. Nel più totale disinteresse di tutti”.

 

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