Atri. Tra qualche giorno, giovedì 17 giugno, prenderà il via ad Atri la seconda edizione del Festival del reportage, un’iniziativa che il PD atriano attacca “non per il semplice gusto di farlo”, come spiega il segretario Herbert Tuttolani “ma per fare un po’ di chiarezza in merito ad una manifestazione che ha fatto molto discutere per il suo costo e non solo”.
Il PD snocciola così i numeri del Reportage, evidenziando che “l’amministrazione ha incassato dalle sovvenzioni, a distanza di un anno, solo 76mila euro circa a fronte degli oltre 195mila euro previsti. Perché le aziende sponsor non hanno ancora provveduto al pagamento?” si chiedono. “Perché l’amministrazione non ha fatto nulla per recuperare questi crediti?”.
Scelte incomprensibili secondo Tuttolani “che gravano sulla collettività: nessun servizio a vantaggio delle imprese e degli esercizi locali”.
L’organizzazione, infatti, era affidata lo scorso anno ad un’agenzia di Roma, così come la stampa di alcune grafiche e la stipula della polizza assicurativa; stesso discorso per la direzione artistica e l’ufficio stampa.
“Gli atriani” aggiunge “sono stati chiamati in causa solo per eseguire servizi gratuiti e volontariato. Secondo l’amministrazione nessuno è capace di capire qualche cosa di reportage, fotografia, comunicazione, organizzazione. Come se ad Atri non ci fossero energie giovani che studiano tutto questo, che si dedicano ad attività connesse all’amministrazione di un comune. Per loro siamo tutti analfabeti. È triste vedere la nostra città ridotta a rango di comunità di incolti costretti a bersi tutte le fesserie propinate dal guru di turno. Per altro pagando profumatamente”.
Nasce da qui la campagna informativa del Pd di Atri, “un modo per garantire alla gente la formazione di un’opinione libera sull’argomento. L’amministrazione, in consiglio comunale, ha affermato che questa edizione costerà la metà di quella precedente. Poiché il programma è quasi lo stesso, se non più ricco, ci domandiamo: dov’è il trucco? O qualcuno non è stato preciso l’anno scorso o non lo è quest’anno. In questo periodo di profonda crisi economica era davvero necessario far pagare alla comunità questo sfizio? Soldi buttati dalla finestra e che avrebbero invece trovato una più giusta e prolifica collocazione se destinati ai servizi pubblici e alla scuola. Per concludere, sarebbe stato saggio non ripetere un’iniziativa che ha incassato circa € 4.850 a fronte di un costo di circa € 383mila. Ma a quanto pare l’assessore al ramo non è di questo avviso. Possiamo solo augurarci che il festival 2010 non risulti una follia come quella della passata stagione”.