Pescara. Seconda volta senza numeri, seconda volta senza maggioranza per votare il salvataggio di Pescara Parcheggi, il sindaco Albore Mascia sbotta contro la parte alla sua destra del consiglio comunale e lancia l’ultimatum: 21 o si dimette.
Un numero, il 21, che nel Black Jack è il massimo punteggio da ambire, e non superare, o meglio non ‘sballare’. Nel caso della maggioranza in forza al sindaco Luigi Albore Mascia, da ieri sera, si procede all’inverso. Come nel popolare gioco d’azzardo, al 21 ci si può avvicinare, anche fermarsi poco prima, ma se il banco poi ti supera, allora perdi. Per la maggioranza di centro destra, composta da 25 consiglieri, 21 è il numero magico che garantisce l’approvazione di ogni votazione in aula.
Ma se qualcuno si assenta e qualcun altro non troppo allineato si mette contro, la larga maggioranza non basta più. E se da approvare c’è il tanto caro salvataggio di Pescara Parcheggi, e se i numeri mancano per due sedute, allora il sindaco minaccia di far saltare il banco.
La società del Comune che gestisce le strisce blu, dal bilancio pesantemente in rosso, è oggetto di un disperato tentativo dell’amministrazione comunale di ricapitalizzazione: da settimane si tenta di far approvare la delibera per certificare la perdita d’esercizio da 480mila euro e ricostituire il capitale sociale con un debito fuori bilancio comunale, e aumentare lo stesso portafoglio di 500mila euro. Aspro e invalicabile il muro dell’opposizione che tra i 24 emendamenti presentati, in una strategia di dichiarato ostruzionismo, ha ottenuto la riduzione della ricapitalizzazione da 500 a 100mila euro. Dal nemico dichiarato del Pd, Mascia rischia di trovarsi contro alcuni della sua maggioranza: l’allarme era stato lanciato venerdì scorso, quando una prima votazione aveva vacillato per i numeri del centrodestra. Il primo a sfuriare era stato Carlo Masci, capo della costola più stretta alla Giunta, Pescara Futura, e sponsor di Roberto Core, amministratore unico di Pescara Parcheggi. Ieri sera una nuova votazione. La maggioranza dei 25 ha potuto contare solo su 18 presenti: 14 voti a favore e 4 contrari, quelli dell’Udc del presidente del Consiglio De Camillis, del capogruppo Dogali e dei consiglieri Salvati e Di Noi. Oltre al piede in fallo trovato nella zolla centrista, Mascia è inciampato sugli assenti poco giustificati del suo Pdl.
Il capogruppo Foschi ha cercato di motivare “il voto di nuovo infruttuoso con “le assenze per ragioni personali di alcuni e l’orario serale, scelto per favorire la partecipazione dei cittadini, ma che non ha agevolato le presenze in aula”. Erano, infatti, le 20.34 quanto il presidente del Consiglio ha deciso di chiudere la seduta, annunciando la convocazione della Conferenza dei capigruppo per mercoledì a mezzogiorno e la nuova seduta del Consiglio per lunedì alle 15, seppur in altre occasioni si è fatta notte per discutere. Il sindaco, invece, ha sbottato senza mezzi termini: “Prendo atto della mancanza di responsabilità di coloro che fanno parte della maggioranza”, ha detto ai giornalisti dopo una riunione interna al gruppo consiliare, “Io non punto il dito contro nessuno. Abbiamo pero’ una maggioranza larga di 25 consiglieri e non è possibile che manchino i numeri in aula per due volte”, ha aggiunto. Poi l’ultimatum perentorio: “Aspetto lunedì, e se le cose non cambiano, andrò a dimettermi”.
Una provocazione, più che una resa, di fronte ad un assenteismo troppe volte visto sul fronte destro e un richiamo ficcante verso quell’Udc che Mascia non ha esitato ad abbracciare in un momento di difficoltà come quello delle dimissioni forzate dell’assessore Serraiocco. Ma se di spaccatura si tratta, per ricucirla bisognerà stringersi da entrambe le parti, e a Mascia potrebbe rimanere solo Masci ad aiutarlo a stringere i due lembi.
Pd: una farsa minacciosa. Fli: effetto domino per Mascia.
Diverse ma equidistanti le reazioni delle opposizioni alle dimissioni paventate dal primo cittadino, d’accordo nel ritenere l’attuale posizione di Mascia come risultato degli accordi di coalizione. Per il capogruppo Pd Moreno Di Pietrantonio è “l’intricato ed ingarbugliato pasticcio creato dall’amministrazione Mascia-Masci sul futuro di Pescara Parcheggi ad aver generato l’ennesimo braccio di ferro a suon di minacce di mandare tutti i casa se la delibera contestata non passerà”. “Ma, come sempre, i pescaresi dovranno sorbirsi questa ennesima farsa delle minacciate dimissioni”, aggiunge il vice capogruppo democratico Del Vecchio. Per il capogruppo Fli Pignoli, invece, “quello che è accaduto ieri è anche l’effetto domino delle scelte sbagliate fatte tempo addietro dal sindaco Mascia e dalla sua Maggioranza che lo portarono a rompere con la Lista Teodoro”, gruppo oggi confluito in Fli che aveva, peraltro, un componente in Giunta: Gianni Teodoro a suo tempo assessore ai Lavori Pubblici.