Pescara. Ben 376 imprese in meno in un anno: l’ultimo rapporto della camera di commercio registra una triste realtà. Chi ha il coraggio di investire non trova modo di accedere al credito. Una mozione del Pd chiede l’istituzione di un fondo-rischi da 100mila euro.
Il saldo è negativo: il rapporto sull’economia reale presentato dalla Camera di Commercio dimostrano che il numero delle imprese nel 2011 è diminuito di 376 unità: -384 per il settore commercio, – 130 per il settore delle costruzioni, – 160 per il settore manifatturiero. Piccole e medie imprese che chiudono i battenti dinanzi alla crisi italiana, mentre i giovani non riescono ad investire coraggiosamente per la concreta difficoltà di accedere al credito, a causa delle garanzie non offerte dal settore. Banche e Confidi, quindi, non aiutano l’imprenditorialità a conduzione familiare, generando la paralisi delle piccole attività: mentre il comparto produttivo di grosse dimensioni può beneficiare di benefici a sostegno della disoccupazione, la micro impresa al contrario se non ricava, manda a casa migliaia di persone che diventano immediatamente poveri da assistere. Un problema di rilevanza sociale, secondo il consigliere Pd Antonio Blasioli, che ha presentato una mozione al Consiglio comunale affinché l’amministrazione cittadina istituisca un fondo rischi sperimentale di 100mila euro a garanzia degli affidamenti che le banche concederanno alle micro imprese della città, in misura percentuale, solo ad avvenuta certificazione dell’eventuale insolvenza del beneficiario del finanziamento. A gestire il fondo, un comitato ristretto e gratuito composto da due consiglieri comunali bipartisan e due professionisti competenti nella gestione, che concertino con le banche locali ed i Confidi un protocollo di intesa. “Potrebbe per esempio coprire una percentuale del finanziamento richiesto dalla piccola-media impresa”, propone Blasioli, “ed essere accessibile solo in caso di effettiva insolvenza del soggetto richiedente. Questo potrebbe comportare una diminuzione dei costi per accedere ai finanziamenti”.
Ovvia la necessaria apertura d’intenti degli apparati finanziari: “I Confidi dovrebbero assumersi i rischi derivanti dalla loro funzione statutaria applicando costi più ragionevoli ed accessibili ai fini del sostegno reale, mentre gli istituti di credito presenti sul territorio comunale ed in particolare quelli espressione maggioritaria del territorio, anche coinvolgendo le rispettive fondazioni, dovrebbero ridurre ulteriormente il costo del denaro nei confronti delle concessioni di credito a micro e piccoli imprenditori attivi nel territorio comunale”, conclude il consigliere del Pd.