Pescara. All’indomani dell’approvazione del progetto definitivo per le vasche anti-esondazione del fiume Pescara, il M5S attacca il presidente della Regione Abruzzo: “D’Alfonso si ostina nella cementificazione”.
Quasi 55 milioni di euro per realizzare, nel tratto fluviale che interessa i Comuni di Chieti, Manoppello, Cepagatti e Rosciano, vasche di compensazione su una superficie di un milione 300mila metri quadrati, con una capacità di 7 milioni di metri cubi di acqua, per quella che sarà una delle più grandi opere di messa in sicurezza fluviale mai effettuate finora in Italia.
“Vasconi di cemento”, li definiscono iconsiglieri regionali del M5S Sara Marcozzi e Domenico Pettinari, “Un’opera che non risolverà il problema e che in caso di esondazioni abbondanti non ridurrà il rischio di allagamenti”.
I pentastellati, invece, continuano a proporre la loro alternativa: “Un’opera di ingegneria naturalistica che prevede la realizzazione di bacini naturali diffusi sull’intero corso idrografico del Fiume Aterno-Pescara, capaci di contenere l’acqua durante gli eventi atmosferici anche di eccezionale portata. Si tratterebbe di laghetti di piccole dimensioni, con capacità medie intorno ai 30.000 mc, che complessivamente garantirebbero di contenere circa 30.000.000 mc di acqua, circa 8 volte la capacità delle vasche di laminazione proposte dall’attuale Giunta regionale”.
“Sarebbero realizzate con dighe in terra con una minima parte in cemento sul colmo necessaria alla fuoriuscita dell’acqua in caso di riempimento”, concludono Pettinari e Marcozzi, “mentre D’Alfonso si ostina a cementificare, noi proponiamo lo sfruttamento delle centinaia di fossi già esistenti, dunque, non si renderebbe necessario scavare dei giganteschi invasi ma solo chiudere a valle quelli già esistenti in natura, garantendo una forte riduzione anche in termini di costi economici e garantendo la piena sostenibilità del progetto”.