Pescara. Il Consiglio di Stato si è pronunciato: l’impresa Caldora non potrà mai costruire nell’area di Villa Basile a Pescara. La decisione dell’organo nazionale arriva dopo l’accoglimento dei ricorsi presentati dal Comune contro quelli della stessa società contro la ripianificazione a verde pubblico della superficie dei Colli pescaresi.
Non una vittoria totale però per il Comune: lo stesso Consiglio di Stato ha definitivamente condannato l’Amministrazione a pagare il risarcimento di 1milione di euro a Deborah Caldora, rigettando l’iniziale richiesta di 3milioni 834mila 548 euro richiesti di nuovo dall’imprenditrice. “Una decisione che comunque si abbatte come una mannaia sulla nostra amministrazione comunale proprio in fase di approvazione del bilancio”, commentano il sindaco Albore Mascia e gli assessori al Contenzioso Berardino Fiorilli e allo Sviluppo del Territorio Marcello Antonelli.
Viene scritta, così, la parola ‘fine’ alla lunga vicenda legata al contenzioso sui terreni di Villa Basile di proprietà dell’impresa Caldora, una vicenda nata addirittura negli anni ’90. “Negli anni ’80 venne annullato, infatti, il vecchio Piano regolatore di Pescara, redatto nel 1979”, ricostruiscono Mascia e i suoi, “lasciando la città priva di uno strumento urbanistico sino al ’93, con la redazione del nuovo Piano divenuto esecutivo nel 1997, un Piano che ha classificato Villa Basile come Zona B4, ossia un comparto destinato a completamento e ristrutturazione e non sottoposto a un Piano attuativo, ma a un Piano urbanistico esecutivo (Pue), ossia di attuazione diretta tramite concessione edilizia. Il Pue venne all’epoca presentato dall’impresa, ma nel 1999 ci fu il diniego dell’amministrazione comunale, diniego annullato dalla sentenza del Tar nel 2005 per difetto di motivazione e di istruttoria, condannando il Comune a pagare un risarcimento del danno calcolato come la differenza tra l’utile che l’impresa avrebbe conseguito se avesse potuto costruire e l’effettiva destinazione di Piano, risarcimento dunque quantificato in 1 milione di euro con interessi e rivalutazioni, ossia 1milione 200mila euro circa”.
Il Consiglio di Stato ha oggi confermato, nella parte economica, la sentenza del Tar dicendo in buona sostanza che il Comune non ha tenuto conto del fatto che quell’area aveva una destinazione edificatoria, e l’impresa aveva presentato un progetto per realizzarvi 8 villini bifamigliari, una villa singola e 5 palazzine di quattro piani ciascuna, e soprattutto il Comune non ha tenuto conto delle prescrizioni della Provincia per la quota di cessione delle aree, pari al 66,82 per cento, a fronte di quelle previste nelle Zone B4, pari al 40-50%. Oggi il Consiglio di Stato doveva decidere sul ricorso presentato dal Comune contro il risarcimento deciso dal Tar: pochi mesi fa infatti il Comune aveva perso in primo grado dinanzi al Tar che aveva anche annullato l’ultima destinazione a verde di Villa Basile. Il Comune ha subito impugnato le due sentenze, sia quella relativa al risarcimento di 1milione di euro, sia quella relativa alla destinazione delle aree. A sua volta anche la Caldora, dinanzi ai ricorsi del Comune, ha presentato giudizio di ottemperanza delle due sentenze, ossia ne ha chiesto l’immediata esecuzione, chiedendo da un lato l’immediato pagamento di 1milione di euro deciso dal Tar, dall’altro la possibilità di costruire a Villa Basile.
“Lo stesso Comune” hanno proseguito Mascia, Fiorilli e Antonelli, “non ha pagato subito il risarcimento indicato dal Tar, ha bloccato la sua immediata esecutività, e non ha dato attuazione alla sentenza che aveva annullato la destinazione di Piano, ma piuttosto ha riaffermato, nel ricorso al Consiglio di Stato, che Villa Basile fosse ‘Zona bianca’, ossia da ripianificare ex novo, e infatti nella superficie abbiamo di nuovo previsto il verde pubblico attraverso la Variante delle invarianti. Dinanzi al ricorso del Comune, la stessa Caldora ha presentato appello incidentale, tornando a chiedere non più il risarcimento di 1milione di euro deciso dal Tar, ma la cifra originaria, ossia 3milioni 834mila 548 euro”.
E stamane sono arrivate le conclusioni: in merito alla destinazione dell’area il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune, riconoscendo che Villa Basile è una ‘Zona bianca’ da ripianificare e che dunque non andava annullata la delibera del Piano regolatore che prevedeva verde pubblico, dunque l’annullamento del Tar era sbagliato e il Comune aveva ripianificato bene. “In altre parole Caldora non potrà mai costruire a Villa Basile. Tuttavia” hanno ancora illustrato il sindaco Albore Mascia e gli assessori Fiorilli e Antonelli, “per difetto di motivazioni il Comune ha perso il ricorso contro il risarcimento danni, che comunque il Consiglio di Stato ha quantificato in 1milione di euro, con rivalutazioni e interessi. Un risarcimento dovuto in quanto, secondo il Consiglio di Stato, quel diniego originario del Pue, nel 1999, e dunque di rilascio della concessione edilizia, era illegittimo perché non aveva le giuste motivazioni. Tuttavia lo stesso Consiglio di Stato ha anche rigettato la richiesta suppletiva della Caldora, fermando il risarcimento a 1milione di euro sostenendo che l’impresa non aveva un’aspettativa edificatoria consolidata”.