Pescina. Dopo Guardiagrele, anche il Comune di Pescina ha presentato, nei giorni scorsi, un ricorso al Tar Abruzzo per chiedere l’annullamento del programma operativo della sanità 2013-2105 della Regione Abruzzo.
“Con il nuovo atto” spiega il sindaco Maurizio Di Nicola “il commissario alla sanità Gianni Chiodi ed il sub commissario Zuccatelli, esautorando nuovamente il Consiglio regionale del ruolo di indirizzo politico e pianificazione in materia di sanità regionale, procedono, senza coinvolgimento delle amministrazioni locali, a minare il diritto alla salute delle popolazioni montane. Colpisce il presidio sanitario di Pescina, non tenendo in alcun conto dell’esito dei processi ancora in corso e non attribuendo alla struttura una chiara destinazione sanitaria. Addirittura viene messa in discussione la stesso istituzione di un servizio Hospice, ovvero il servizio di cure palliative, poiché lo si ritiene attivato solo temporaneamente presso il PTA di Pescina in attesa dell’esecuzione di lavori di ristrutturazione ad Avezzano. Inoltre, disattendendo completamente le pronunce del TAR L’Aquila, già intervenute a garantire i servizi di pronto soccorso e di necessaria diagnostica, ed in assenza di una chiara ed efficiente riorganizzazione regionale della rete di emergenza accettazione, si insiste nel prevedere per gli ex piccoli ospedali il solo servizio di Punto di Primo Intervento in luogo del Pronto Soccorso”.
Il Comune di Pescina ha affidato l’impugnazione dell’atto all’avvocato Simone Dal Pozzo, già difensore dei comitati pro ospedale di Tagliacozzo e Guardiagrele.
“E’ disarmante ed amaro constatare che il Comune sia costretto a far ricorso alla giustizia amministrativa, con i conseguenti costi economici, per interloquire nella pianificazione del sistema sanitario regionale” conclude il primo cittadino.
“Invito tutti i consiglieri regionali in carica a prendere una ferma posizione sulla questione della sanità marsicana al fine di rappresentare, tutelare e dare forza alle legittime istanze dei cittadini marsi e al loro diritto alla salute”.