Chieti. Questa mattina il M5S ha effettuato un’ispezione presso il potabilizzatore di Chieti Scalo. Un opera pensata e progettata intorno agli anni ’70 e che ha visto la luce nel 2000 grazie a un finanziamento del Ministero dei lavori pubblici e dell’Unione Europea.
Costato oltre 25 milioni di euro, avrebbe dovuto rendere potabili le acque del fiume Pescara per uso civile, salvo poi scoprire, a opera collaudata, che le acque del fiume Pescara erano talmente inquinate da non poter essere potabilizzate da nessun impianto. Sembra incredibile, ma nessuno pare aver commissionato delle attente analisi delle acque prima della realizzazione dell’opera. Eppure, già negli anni ’90, gli enti locali, in particolare la Provincia di Chieti, avevano rilevato l’elevato livello di inquinamento delle acque del fiume Pescara. Inquinamento ribadito anche dagli uomini della Forestale che indagarono sia sui fondi per la realizzazione dell’opera, sia sulla reale (in)capacità dell’opera di assolvere al compito per cui era stata costruita: vale a dire la potabilizzazione dell’acqua di uno dei fiumi più inquinati in Italia.
“Il potabilizzatore di Chieti Scalo è il simbolo delle tante grandi opere inutili della nostra regione e dell’immane sperpero di denaro pubblico in terra d’Abruzzo. Ma Regione Abruzzo non sembra aver perso il vizio della realizzazione di opere tanto costose quanto inutili. Penso al progetto per la realizzazione delle vasche di laminazione sul fiume Pescara di cui, a più riprese, ci siamo occupati” commenta Sara Marcozzi, Consigliere regionale M5S “Gli abitanti della zona adiacente al potabilizzatore vivono un grave disagio igienico-sanitario dovuto alla mancata manutenzione dell’opera – che, di fatto, versa in stato di abbandono – che ha ridotto la zona circostante ad una palude in cui regnano indisturbati ratti, serpenti e zanzare”.
Il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, nell’Ottobre 2016 aveva emesso un ordinanza in cui diffidava l’A.C.A. all’eliminazione degli inconvenienti igienico-sanitari con l’obbligo di eliminare rovi, erbacce e procedere alla riparazione degli impianti. “Ci domandiamo quale sia stata la vigilanza del Sindaco su questo scempio” commentano Ottavio Argenio e Manuela D’Arcangelo, consiglieri comunali del M5S a Chieti “la situazione peggiora di estate in estate e il Sindaco dovrebbe provvedere, quanto meno, alla messa in sicurezza dei luoghi e alla manutenzione degli stessi”.
V’è di più. Solo il 14 Novembre 2016, quando la vicenda diventa un caso mediatico di rilevanza nazionale, il Presidente di Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, convoca una riunione a Pescara che vede la partecipazione dei Sindaci di Chieti, Pescara, S.G. Teatino e Spoltore, nonché dei vertici di ACA, ARTA e del commissario straordinario dell’ARAP, Giampiero Leombroni per “attivare la procedura di riattivazione dell’impianto”.
“A distanza di quasi due anni da quel tavolo di lavoro, l’opera resta ancora nel pieno abbandono” commentano i M5S “ci chiediamo quali progetti abbiano per quest’opera e soprattutto quando verranno posti in essere. Riteniamo ormai improrogabile l’immediata messa in sicurezza del sito cui deve seguire una scelta chiara e altrettanto immediata: riattivazione o dismissione dell’impianto con conseguente ripristino dei luoghi. Il presidente D’Alfonso, prima di abbandonare definitivamente questa regione per la più comoda poltrona in Senato, trovi una destinazione per questo impianto”.