Vasto. “La SOA giudica come desolante il quadro che sta emergendo a Vasto sulla questione di Fosso Marino, tombato dal comune tagliando tutta la vegetazione naturale, e del connesso concerto di Jovanotti”.
Si legge così in una nota della Stazione Ornitologica Abruzzese, che prosegue: “Infatti il Comune di Vasto per bocca del suo sindaco continua a cercare di portare il “can per l’aia” parlando di autorizzazioni e deroghe da parte della regione, documenti che parlano di tutt’altro.
Infatti:
1)Fosso Marino è ufficialmente classificato a rischio idrogeologico “rilevante” sulla base dell’Art.23 delle Norme tecniche del Piano Stralcio Difesa Alluvioni della Regione Abruzzo;
2)la cosiddetta “deroga” della regione citata nella Deliberazione di Giunta Comunale 225 del 02/08/2019 sul Jova Beach è solamente una deroga ai limiti temporali previsti dall’ordinanza balneare regionale per livellare le spiagge (previsti in generale tra marzo e maggio) e non permetteva certo la rimozione di vegetazione naturale o tombature del fosso, tanto che basta leggere la nota della regione per scoprire che si parla di aree “adiacenti a Fosso Marino” senza contemplare opere sul fosso stesso;
3)la cosiddetta “autorizzazione” della Regione servizio VIA, come ci ha confermato per iscritto il dirigente della Regione Longhi, non è un’autorizzazione ma la semplice constatazione che la competenza per esprimere il parere sulla Valutazione di Incidenza Ambientale è del Comune di Vasto. Sul punto non concordiamo, come abbiamo scritto nell’esposto, visto che la presenza di oltre 30.000 persone a nostro avviso (e basta consultare le carte degli stessi organizzatori e del comitato per la sicurezza della Prefettura per rendersene conto) hanno un potenziale impatto anche su San Salvo che condivide il SIC con Vasto. In ogni caso quello della competenza era solo un punto marginale sulle decine di questioni sollevate dalla SOA nel primo esposto.
4)Venendo alla Valutazione di Incidenza, intanto è interessante notare che essa riguarda il Jova Beach Party. Quindi, al contrario di quanto dichiarato dal comune, i lavori svolti a Fosso Marino non sono evidentemente di ordinaria manutenzione ma sono connessi al concerto.
È opportuno notare che nello studio predisposto dal proponente, come abbiamo già evidenziato nel nostro esposto, si sosteneva – erroneamente – non esservi alcun ostacolo nell’area prescelta. Di conseguenza non si citava la necessità di tagliare alcunché. La questione emerge però il 14/05/2019 quando il tecnico esterno incaricato dal Comune di vagliare la documentazione per la V.Inc.A., accoglie un’osservazione di un gruppo di volontari e propone al Comune come prescrizione di NON TAGLIARE IL CANNETO presente alla foce del Fosso Marino.
Il 15 maggio il Comune di Vasto chiede chiarimenti sul punto e il giorno successivo, il 16 maggio, in soli due giorni, avviene la giravolta del tecnico che sostiene, a supporto del suo cambio di idea, che il canneto si può tagliare poiché si tratta di una specie esotica (Arundo donax).
Peccato che il tecnico sbagli addirittura la specie, perché (e basta vedere le immagini raccolte prima dell’intervento per rendersene conto) si tratta di un fragmiteto a Phragmites australis, specie assolutamente autoctona. È specie citata pure nello studio di incidenza predisposto dal proponente che evidentemente non pare essere stato consultato adeguatamente. Il tutto in pieno contrasto con quanto prescritto dal Piano del Demanio Marittimo Comunale che imponeva non solo la salvaguardia della vegetazione ma addirittura anche il suo ampliamento visto l’effetto di mitigazione dell’inquinamento delle acque svolto dalle piante.
Non certo “erbacce” come pure abbiamo letto.
Questo è il livello delle procedure assicurate dal Comune di Vasto.
4)Ovviamente erano necessarie molte altre autorizzazioni per svolgere quei lavori, da quella paesaggistica a quelle per il movimento terra fino alle autorizzazioni connesse al Piano di Tutela delle Acque della Regione Abruzzo che all’art.26 vieta espressamente la tombatura di corsi d’acqua se non in casi di rischio per la pubblica incolumità e non certo per concerti o “ordinaria manutenzione”. In ogni caso assicurando una sezione di deflusso tale da smaltire l’acqua derivante da temporali di grandissima portata. Addirittura la norma impone di prevedere una sezione che possa far passare senza problemi piene che possono arrivare ogni 500 anni, cioè quelle connesse ad eventi di enorme portata: c’erano studi, pareri ed autorizzazioni al momento della realizzazione dei lavori?
La SOA, oltre ad aver inviato una nuova lettera alla Prefettura, sta predisponendo un terzo esposto che consegnerà a breve su tutte queste vicende. Stiamo solo aspettando che il Comune di Vasto risponda alla nostra richiesta di accesso agli atti avanzata l’8 luglio 2019 e i cui termini per la risposta di 30 giorni sono scaduti inutilmente ieri. Ora dovremo faremo ricorso all’anti-corruzione del Comune come prevede il D.lgs.3/2013. Ovviamente anche su questo aspetto ci riserviamo di inviare un esposto alla Magistratura se dovesse continuare il silenzio dell’ente.
Riteniamo, infine, che la Regione Abruzzo debba intervenire sia sull’incredibile vicenda della Valutazione di Incidenza fatta in questo modo sia sulla mancanza di un’altra procedura, quella di verifica di assoggettabilità a V.I.A. obbligatoria per interventi su coste e modifiche dei corsi d’acqua. Le norme nazionali, infatti, le assegnano il ruolo di coordinamento per la corretta applicazione della direttiva comunitaria in materia di procedure per SIC e ZPS (direttiva 43/1992/CE) e di VIA (direttiva 92/2011/CE). In soldoni, se dovesse partire una procedura d’infrazione o se dovesse peggiorare la procedura già esistente sulla qualità delle valutazioni di incidenza a risponderne non sarà il comune di Vasto ma la Regione”.