Chieti, ordine del giorno per innalzamento percentuale frutta nelle bevande

chietiChieti. “Ho presentato alla Segreteria Generale del Comune di Chieti un ordine del giorno in cui, facendomi portavoce della richiesta della Federazione Provinciale Coldiretti – Chieti, chiedo un impegno alla condivisione dell’azione di Coldiretti per l’innalzamento del contenuto succo di frutta nelle bibite analcooliche, vendute con il nome di frutta a succo, a tutela del Made in Italy agroalimentare, della trasparenza delle etichettature e della equità delle filiere”.

 
 
Cos’ì in una nota il consigliere comunale di Chieti Luigi Milozzi che aggiunge: “In un momento di grave crisi, il nostro Paese è alla ricerca di azioni e risorse per il rilancio dell’economia e della crescita occupazionale, il Made in Italy e, in particolare, quello agroalimentare, è universalmente riconosciuto come straordinaria leva competitiva “ad alto valore aggiunto” per lo  sviluppo del Paese. L’articolo 4 del D.P.R. 19 maggio 1958,  n. 719, Regolamento per la disciplina igienica della produzione e del commercio delle acque gassate e delle bibite analcooliche gassate e non gassate confezionate in recipienti chiusi, prevede che le bibite analcooliche, vendute con il nome di uno o più frutta a succo o recanti denominazioni che a tali frutta si richiamino, debbono essere preparate con il succo naturale concentrato o liofilizzato o sciroppato del frutto o della frutta di cui alla denominazione e debbono avere, per ogni 100 cc., un contenuto di succo naturale non inferiore a gr. 12 o della quantità equivalente di succo concentrato o liofilizzato o sciroppato.  Viceversa, l’innalzamento della percentuale di frutta nelle bevande, considerato il consumo stimato di cinquantamila chili di vitamina C in più all’anno da parte dei consumatori, concorrerebbe a migliorare concretamente la qualità dell’alimentazione ed a ridurre le spese sanitarie dovute alle malattie connesse all’obesità in forte aumento. La modifica proposta risponde pienamente, tra l’altro, a ristabilire condizioni di equità della filiera, posto che un litro di aranciata con il 12 per cento di succo naturale contiene oggi soltanto 3 centesimi di euro di arance ed è venduta ad un prezzo 50 volte superiore. Ogni punto percentuale, oltre il 12 per cento, corrisponde all’utilizzo di 250.000 quintali di arance, pari ad oltre 1000 ha di agrumeto.
 
 “Inoltre – conclude il consigliere Milozzi – l’attuale normativa comunitaria e nazionale sull’etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari di cui al decreto legislativo n. 109/1992, nel testo vigente, prevede, in materia di ingredienti caratterizzanti (articolo 8 del decreto stesso), che sia evidenziato in etichetta l’ingrediente che figura nella denominazione di vendita o sia  generalmente associato dal consumatore alla denominazione di vendita oppure quando sia essenziale per caratterizzare un prodotto alimentare e distinguerlo dai prodotti con i quali  potrebbe essere confuso per la sua denominazione o il suo aspetto. Nel caso delle bibite come l’aranciata, quindi, sarebbe corretto e più onesto fare in modo che il succo di frutta di arancia che viene impiegato per preparare tale bevanda non fosse presente solo in aliquote di qualche decina di percentuale rispetto al resto degli ingredienti – come oggi invece avviene essendo, tale percentuale, non superiore al 12 per cento – ma almeno del 20 per cento, proprio in virtù del fatto che il succo di arancia è tale da determinare la scelta del consumatore perché essenziale per caratterizzare la bibita”.
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