Chieti. “Siamo fiduciosi sull’esito che ci sarà oggi nel tavolo di verifica presso il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) convocato per la disamina dell’accordo sottoscritto il 20/5/2012 per la fallita riconversione dell’ex stabilimento Golden Lady di Gissi a favore delle ditte New Trade (riciclo e lavorazione indumenti usati) e Silda (calzature)”.
Così in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “Lo siamo non per spirito di parte ma perché conosciamo e riconosciamo al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giovanni Legnini, capacità, serietà e tenacia nel lavoro parlamentare e di governo oltre che all’attaccamento ai bisogni ed alle esigenze della nostra terra. Chiaramente speriamo in un azzeramento dell’accordo e contestuale riapertura delle procedure per trovare nuovi partners imprenditoriali decisamente più seri ed affidabili dei due uscenti e che, Golden Lady, trovi nuovi interessi su Valsinello almeno quanto quelli palesati per lo stabilimento di Basciano (Te) dove il processo di riconversione procede bene.
A noi interessa capire e sapere le ragioni per le quali nessuna opera pubblica ed infrastrutturale nel frattempo sia stata cantierata delle tante elencate a corredo del corposo documento accompagnò l’avanzata richiesta di riconoscimento di “area di crisi” allo stesso Ministero. Richiesta avanzata, ancora non discussa e riconoscimento sperato ancora di là da venire. Chiodi & Di Giuseppantonio dovrebbero chiarire e rispondere al riguardo. Oltre Golden Lady, le industrie Valsinello hanno già chiuso i battenti, il pantalonificio ha ridotto produzione e maestranze con concreto rischio di chiusura, altre realtà dell’indotto stanno delocalizzando ed altre realtà produttive hanno iniziato la riduzione delle maestranze. E’ certamente vero che la crisi aumenta inesorabilmente ma le uniche opere pubbliche avviate sono quelle riferite al triennale regionale 2008/2010 già finanziate e riferibili ai tempi in cui era il centro – sinistra al governo sia della provincia di Chieti che della regione Abruzzo, le risorse derivanti dalle royalties della turobogas sono ferme ed inutilizzate perché mancano idee e progetti e, nessuna delle opere elencate nel corposo documento programmatico che ha accompagnato la richiesta di area di crisi, nel frattempo è stata cantierata. Perché? Eppure la lamentela per la pericolosità delle arterie viarie di collegamento da e per l’area industriale di Gissi è cosa notoria e risaputa. Chiodi & Di Giuseppantonio, su queste questioni, è in loco che dovrebbero fare una seria ed aperta verifica non ai tavoli romani”.